TRIESTE Sottoporsi regolarmente alla terza dose di vaccino senza riuscire a ottenere il Green pass e, a distanza di un mese, venire sospesa dal proprio ordine professionale, costretta a interrompere l’attività lavorativa e a rimanere senza stipendio, nonostante e-mail, lettere, telefonate.
È il labirinto burocratico in cui è finita Nazarè Marques Goncalves, fisioterapista portoghese da 31 anni a Trieste (qui il link), ma potrebbe essere la storia di altri italiani, triestini, isontini che stanno vivendo sulla propria pelle il caos - burocratico, prima ancora che sanitario - della pandemia, in un periodo segnato dall’impennata dei contagi, con un numero impressionante di persone positive e isolate, ognuna con la propria esperienza e con tante carte al seguito. Carte, documenti e comunicazioni che circolano vorticosamente negli uffici e sulle reti informatiche delle Autorità sanitarie locali e nazionali, che spesso non riescono a farvi fronte nei tempi e nei modi prestabiliti.
Capita così che alcuni vaccinati non ricevano il codice per generare il Green pass, oppure - questo sembra il caso più diffuso, che probabilmente riguarda centinaia di persone tra Trieste e Isontino - che numerosi neo positivi non vengano contattati prima di 10-15 giorni dall’Asugi, alle prese con migliaia di richieste e un monte di arretrato. L’Azienda, in sostanza, prende in carico oggi le segnalazioni di nuove positività arrivate almeno dieci giorni prima. Il risultato è che quelle persone per giorni non ricevono il certificato di malattia e di inizio quarantena, e il loro Green pass non viene disattivato. Trattandosi nella stragrande maggioranza di cittadini con un alto senso delle regole, finisce che quelle persone si mettono in autoisolamento, aspettano i giorni necessari per effettuare un tampone e, se negativo, tornano alla vita di ogni giorno. E qui scatta la trappola del certificato verde, perché il nuovo Green pass (derivante da guarigione) può arrivare solo se Asugi ha ufficializzato l’inizio della quarantena e poi la sua fine. Ma, come detto, spesso le persone si positivizzano e si negativizzano prima di essere state contattate dal Dipartimento di prevenzione di Asugi.
«Io ho aspettato 15 giorni: nel frattempo ho fatto tutto in autonomia - spiega la triestina Elisa Laccheo -: primo tampone, positivo, il 4 gennaio, poi dieci giorni di isolamento senza che nessuno mi chiamasse e me lo comunicasse; poi tampone, negativo, il 14 gennaio. A quel punto sono tornata alla mia vita, ma ero preoccupata perché a fine mese sarebbe scaduto il mio Green pass ottenuto con la seconda vaccinazione mesi fa. Nei giorni di isolamento, dunque, ho scritto decine di mail e fatto svariate telefonate ad Asugi, ma nulla. Sono stata contatta solo due giorni fa, il 19 gennaio: l’Azienda mi ha inoltrato contemporaneamente il certificato di inizio e fine isolamento. Stesso discorso per i miei due figli, che il 3 gennaio si erano sottoposti al primo test al Burlo. Quando sono riuscita a parlare con un operatore di Asugi mi è stato detto che purtroppo il tema riguarda centinaia di persone. Aggiungo che il mio Green pass è sempre stato attivo, anche quando ero positiva».
Carolina, un’insegnante di musica triestina da poco negativizzata, è in un limbo simile, e non ha ancora avuto il suo happy ending: «Sono molto preoccupata perché il mio Green pass scadrà a giorni e non ho ancora ricevuto quello nuovo, nonostante sia già guarita. La mia positività è stata comunicata ad Asugi il 5 gennaio, ma io non sono mai stata contattata. Sono in ansia perché oggi lavoro nel privato, ma dal primo febbraio dovrei firmare un contratto di lavoro per me molto importante in una scuola pubblica, quindi ho assoluto bisogno che la mia situazione venga sanata il prima possibile. Non vorrei - aggiunge l’insegnante - che per assurdi problemi burocratici la scuola non mi ritenesse idonea. Sono guarita, ma per ora non risulto essere stata nemmeno malata, e non posso farmi ora la terza dose di vaccino, che era prevista in questi giorni, ma che ovviamente è saltata perché mi sono ammalata. So che non è colpa degli operatori - continua - ma chi si trova in una situazione simile si sente abbandonata e in trappola».
Copione simile a quello di Mirjana Nedeljkovic, 39 anni, al sesto mese di gravidanza. Lei la terza dose è riuscita a farla a metà dicembre, con Green pass ottenuto regolarmente, ma poi si è contagiata, come certificato da un primo tampone fai da te risultato positivo il 3 gennaio, e da un secondo test molecolare due giorni dopo, proprio come la figlia di otto anni. «Il 16 gennaio siamo risultate entrambe negative - spiega - ma fino ad oggi non sono mai stata contattata da Asugi, nonostante telefonate ed e-mail, e il mio pass non è mai stato bloccato: se una persona non rispettasse le regole e uscisse regolarmente usando il certificato verde anche se positiva? Non risulta malata, ha il pass, sarebbe difficile intercettarla...».