Nel faccia a faccia con Draghi ieri a Palazzo Chigi il ministro dell’Istruzione Bianchi ha fatto il punto sulla scuola. Ribadendo quello che già aveva detto il giorno prima in Parlamento, ossia che solo il 6,6% delle classi e meno del 12% degli studenti in questo momento è in Dad. Ma aggiungendo anche che il tracciamento nelle scuole è saltato perché le Asl non ce la fanno più a fronteggiare la marea tamponi. Un quadro che giustificherebbe la richiesta di semplificare le regole che arriva dalle regioni, ma anche dai presidi, stretti tra l’incudine e il martello di regole intricate e difficili da applicare da un lato e l’impegno assunto dal governo di garantire le lezioni in presenza dall’altro.
Uniformare le norme
Semplificare, ma senza mettere a rischio la salute di ragazzi e insegnanti è il punto di mediazione condiviso a Palazzo Chigi, che il tavolo tecnico Salute-Istruzione sta cercando di mettere nero sui bianco, riscrivendo le regole che dovrebbero poi confluire in una circolare, se non proprio in un decreto. Ieri il confronto è andato avanti ininterrottamente fino a tarda sera, ma su più di un punto cruciale l’intesa sembra vicina.
Cominciamo dalle elementari. Qui quando un solo alunno risulta positivo per tutti gli altri scatta l’autosorveglianza, che per bambini e genitori si trasforma in un vero calvario, visto che non soltanto bisogna limitarsi agli spostamenti casa-scuola, ma occorre fare anche due tamponi, uno subito e un altro dopo 5 giorni. Più facile a dirsi che a farsi, perché le Asl non ce la fanno a testare in tempi così rapidi, con il risultato che o i presidi si assumono il rischio di lasciare tutti in presenza o mandano l’intera classe in Dad. Per superare l’ostacolo i tamponi verrebbero del tutto eliminati dal protocollo.
Con due casi o più alle elementari tutta la classe va in Dad, dicono le regole attuali. Le regioni vorrebbero alzare il numero degli studenti positivi che manda tutti gli altri a casa. Il punto di mediazione probabile è uniformare le regole della scuola primaria a quelle della secondaria, dove con due contagi in Dad ci vanno solo i non vaccinati e con tre l’intera classe. Ma le regioni chiedono di alzare anche per medie e superiori il numero di contagi che fa scattare le lezioni in modalità remoto per tutti.
L’imbuto del tracciamento
Le novità per la scuola secondaria di primo e secondo grado sarebbero però soprattutto altre. La prima punta anche qui a superare il collo di bottiglia dei test, che le Asl non riescono ad eseguire sul sempre maggior numero di adolescenti e ragazzi positivi, che dopo sette giorni se vaccinati, dopo 10 se non immunizzati, per uscire dalla quarantena e ripresentarsi in aula devono mostrare il risultato di un test negativo eseguito dall’azienda sanitaria e un certificato medico di guarigione. D’ora in avanti dovrebbe invece bastare un semplice tampone rapido eseguito in farmacia, risparmiando a genitori e alunni telefonate a vuoto agli studi medici, anche loro subissati di richieste burocratiche.
Altra novità gradita saranno le Ffp2 offerte gratuitamente non a tutti gli studenti, come annunciato ieri dalla sottosegretaria all’Istruzione, Barbara Floridia, ma per tutti i ragazzi in autosorveglianza. Che alle superiori scatta per i vaccinati quando in classe ci sono due contagi accertati. Per loro le mascherine a più alto indice di protezione saranno offerte dalla scuola, rifornita a sua volta dalla struttura commissariale. Si stanno ancora rintracciando i fondi ma l’operazione dovrebbe essere cosa fatta. Per i non vaccinati le regole invece non cambiano. Chi di dosi non ne ha fatta nemmeno una, chi l’ultima l’ha ricevuta da più di 120 giorni o è guarito sempre da oltre quattro mesi, già con due soli contagiati in classe va in Dad per 10 giorni.
Il pressing dei governatori
Mentre le regioni fanno pressing per far scattare la chiusura dell’intera classe con più dei tre contagiati previsti dall’attuale protocollo. Ma su questa richiesta i tecnici di Speranza frenano, temendo di perdere il controllo con focolai estesi poi ad interi Istituti. Semplificare anche per evitare disparità di trattamento, soprattutto per gli alunni positivi che si trovano in quarantena. Oggi -spiega un dirigente del Ministero di Bianchi- i ragazzi vanno in quarantena dietro presentazione di un certificato medico che accerta il loro stato di positività, equiparandolo a quello di malattia. Questo comporta che alcuni presidi considerano assenti i ragazzi non autorizzandoli alla Dad, con ricadute negative anche sulla loro valutazione finale. Altri dirigenti scolastici li considerano invece presenti anche se da remoto». Per non creare discriminazione la circolare o decreto che sia dovrebbe invece chiedere ai medici di specificare se lo studente oltre che positivo è sintomatico o asintomatico. In quest’ultimo caso il ricorso alla Dad avverrebbe in automatico e il ragazzo risulterebbe presente sul registro.
Un lavoro di cacciavite per semplificare la vita di studenti, genitori, presidi e insegnanti che gli uomini di Speranza e Bianchi sperano di concludere a stretto giro, prima di sottoporre le nuove regole al giudizio del Cts. Sapendo che per Draghi è ben accetto tutto quello che consente alla scuola di ritrovare un po’ di normalità.