L'acquirente aveva inviato una foto del titolo via WhatsApp
LUCCA. Neanche con un assegno circolare puoi più essere tranquillo. Specie se vuoi acquistare un bene costoso come un’auto in rete. Le trappole sono all’ordine del giorno. E così l’ignaro acquirente di una Porsche Cayenne usata dopo aver notato un annuncio su Internet viene prima invitato a vedere la vettura e quando si decide di acquistarla al prezzo di 25mila euro le parti stabiliscono il pagamento con assegno circolare. Il venditore però chiede di mandargli una foto fronte-retro dell’effetto bancario su Whatsapp. Ottenuta la foto il venditore della Porsche scompare e non si fa più vivo nonostante i solleciti dell’acquirente. Così il compratore, residente a Grosseto, torna dal suo istituto di credito per reincassare l’assegno e riprendersi i soldi visto che l’affare non era andato a buon fine. Ma per sua somma sorpresa quello cheque era stato già incassato. Via i soldi e niente auto. Non resta che rivolgersi ai carabinieri. Nei guai con l’accusa di truffa finisce Barbara Weiss, 30 anni, originaria di La Spezia e residente in via delle Tagliate, intestataria della Porsche Cayenne oggetto della compravendita finita male.
Il giudice Giuseppe Pezzuti la condanna a 8 mesi e 300 euro multa in concorso con ignoti. Ma soprattutto al risarcimento di 25mila euro nei confronti della parte civile, l’acquirente raggirato era assistito dall’avvocato Paolo Mei, come condizione indispensabile per la sospensione condizionale della pena e quindi per ottenere i benefici di legge. La denuncia risale all’11 luglio del 2017, ma qualche giorno prima era iniziato il rapporto tra il trentacinquenne maremmano di origini siciliane e quello di un uomo – che si presenta come il fratello della proprietaria dell’auto tedesca e che invece gli inquirenti scoprono non avere fratelli – che il 9 luglio gli da un appuntamento per mostrargli la vettura. L’auto piace al compratore che il 10 luglio compila l’assegno circolare alla sua banca, una filiale maremmana di MPS, e invia la foto fronte-retro al cellulare dello pseudo congiunto della proprietaria della Porsche. Un’utenza telefonica che, successivamente, i carabinieri scopriranno essere intestata a un pakistano. Stando all’accusa quindi l’11 luglio l’assegno viene clonato e incassato con il titolo sul conto corrente acceso in una filiale lucchese di Unicredit, all’oscuro di tutto, e il denaro fatto in parte sparire. Dagli accertamenti dei militari risultava che l’assegno era stato incassato da uno sportello automatico a Roma. Dalle indagini infine sarebbe emerso che sul conto corrente dell’imputata, poi condannata, nel giro di pochi giorni erano state effettuate molte operazioni tra cui anche un bonifico di una concessionaria sempre per l’acquisto di un’auto.
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