Il sindaco di Treviso Mario Conte cala il sipario sui falò del 5 gennaio: «Non è il caso di fare assembramenti». Venerdì 10 dicembre la Marca ha superto i 900 contagi in un giorno
TREVISO. «Temo che a Treviso salteranno pure i panevin. Siamo in una fase delicata come circolazione del virus, è una tradizione che favorisce le aggregazioni». Dopo la festa in piazza a Capodanno, il sindaco Mario Conte fa calare il sipario pure sui falò del 5 gennaio.
L’aumento dei contagi Covid suggerisce ancora massima prudenza. «Come abbiamo già deciso di evitare la festa in piazza a Capodanno, troppo complicata da gestire sul piano della logistica e dei controlli, allo stesso modo non avrebbe senso riproporre i panevin», incalza Conte, «è un rito che vive sulle aggregazioni, ma, in questo momento storico, bisogna fare dei sacrifici. Credo che i panevin non si potranno proprio fare. Non è un caso se stiamo proponendo un “Natale diffuso”, con artisti itineranti e senza cerimonie che possano generare assembramenti». Oggi, venerdì 10 dicembre, la provincia di Treviso ha superato quota novecento casi: non succedeva da un anno.
Così, nell’ottica della prudenza, è inevitabile tornare sull’obbligo di mascherina all’aperto. E, di conseguenza, domandare se un’ordinanza specifica sia dietro l’angolo, sul solco di quanto già deciso da altri primi cittadini della Marca: «Mi sono confrontato con il prefetto e si è convenuto che, al momento, la situazione a Treviso non sia tale da imporre l’obbligo di mascherina all’aperto. Condivido comunque le misure adottate da altri sindaci. Terrò monitorata la situazione, anche se vedo tanti trevigiani responsabili che già le indossano. Nel caso si dovesse abbassare la guardia, saremo pronti a intervenire. Ricordo, ad ogni modo, che l’ultimo decreto già ne prevede l’utilizzo in situazioni di assembramento».