PADOVA. Giampiero Avruscio, primario di Angiologia dell’ospedale di Padova e presidente dell’associazione nazionale primari ospedalieri, ne fa una questione di numeri. “Nell’azienda ospedaliera di Padova ci sono 230 tra medici, infermieri e operatori socio sanitari a casa perché non vaccinati. Nell’Usl 6 sono circa 500 e per ogni medico di base sospeso ci sono 1.800 pazienti che non sanno dove andare. Per questo io dico: riammettiamo al lavoro i medici No vax”.
Ma così facendo non crede che si avvalori una tesi anti scientifica?
“Io consiglio a tutti di fare il vaccino ma le sanzioni inflitte fino a questo momento non ci stanno aiutando. Credo sarebbe necessario trovare una soluzione diversa. Del resto, se uno parcheggia in divieto di sosta non gli tolgono la patente”.
Non sarebbe iniquo nei confronti dei medici e infermieri che hanno scelto di vaccinarsi?
“In guerra c’è bisogno di soldati. E poi non credo sia una soluzione sovraccaricare di lavoro i vaccinati”.
Non crede che così si metta a repentaglio la salute dei pazienti?
“Anche nel corso della prima e seconda ondata i contagi intraospedalieri erano stati bassissimi, quindi controllabili. Io non difendo i No vax, ci mancherebbe. Io e la mia famiglia siamo vaccinati ma per garantire il servizio servono altri numeri”.
Dunque cosa ne farà di questa sua idea?
“La mia è una riflessione che ho posto alla sezione regionale e a quella nazionale dell’Anpo. Da Padova, al Veneto, all’Italia intera, stiamo vivendo il problema della cronica carenza di organico nel sistema sanitario nazionale”.
E’ anche questa una conseguenza della pandemia?
“Il problema esisteva anche prima: molti medici hanno lasciato l’ospedale e si sono licenziati per scegliere strade alternative. Non è mai stato considerato nel nostro contatto il rischio clinico del medico ospedaliero e così molti colleghi hanno scelto il rischio clinico minore. Si sono licenziati dall’ospedale per andare, magari, sul territorio o nei centri privati. Recente concorso per anestesisti a Padova è andato deserto”.
Come può essere l’unica soluzione quella di far rientrare i medici No vax?
“Va considerata una soluzione alternativa all’allontanamento dal posto di lavoro. Se questi non vaccinati si pongono nelle condizioni di fare frequenti tamponi, magari anche salivari, perché non farli tornare in servizio visto che ne abbiamo bisogno? Anche perché c’è un altro aspetto da considerare”.
Quale?
“Nel momento in cui noi veniamo a contatto stretto con una persona che ha il Covid non ci mettono subito in quarantena: veniamo a lavorare e facciamo tampone. Solo se poi risulta positivo ce ne andiamo in malattia. Questo per dire quanto siano bassi i numeri dei contagi negli ospedali”.
I numeri del personale della sanità sono così drammatici?
“Le ospedalizzazioni aumentano, i ricoverati in terapia intensiva pure, gli ospedali vengono riconvertiti in hub Covid. Non andremo avanti a lungo così”.