TREVISO. La Dad, ma solo per chi è in quarantena, due figli positivi su tre, l’impossibilità di rispettare il distanziamento in casa, la prospettiva di un isolamento che potrebbe arrivare a Natale e la paura per la malattia che si è incuneata nella famiglia. «E mio figlio mi ha chiesto se i compagni positivi rischiano di morire. La paura per la morte ha già bussato nella sua giovane vita».
Lisa Benini è preoccupata, e arrabbiata, dal 25 novembre la vita della sua famiglia si è decisamente complicata infilandosi in una spirale di intoppi, burocrazia, complicazioni che oggi come oggi sono purtroppo condivise da molti altri genitori.
Il figlio che frequenta la quarta elementare è stato lasciato a casa a fine novembre per la positività di una compagna di classe. Solita trafila: tampone rapido, poi il molecolare. Un doppio passaggio che di questi tempi equivale a un’odissea infinita per i genitori, costretti a prepararsi ad ore di code chilometriche per eseguire i test, magari con un bambino febbricitante in auto.
La positività fa scattare la quarantena per lui, e il tampone per le due sorelline e i genitori (altra trafila). Il risultato è che anche la più piccola, appena un anno di età, alcuni giorni dopo, risulta positiva. L’asilo nido viene chiuso, e il cerchio attorno alla famiglia si stringe ancora di più.
«Il più grande ha un po’ di raffreddore, la piccola la tosse. Ma nessuno esce a visitarla. Mi è stato detto: se qualcosa non va portala in ospedale. Ma io sono architetto, mica un medico», prosegue Benini.
In più la seconda positività ha spostato in avanti il termine della quarantena. «Speriamo vada tutto bene, ma se anche uno di noi fosse ancora positivo al prossimo tampone di controllo, probabilmente ci dovremmo fare le vacanze di Natale in isolamento, vista la lentezza con cui arrivano gli esiti dei tamponi», prosegue Benini.
Anche qui, altro tasto dolente comune a tante persone in quarantena o isolamento che anche l’azienda sanitaria sta cercando di risolvere.
Ovviamente anche a loro è stato consigliato il distanziamento in casa. Come se fosse facile... «Com’è possibile con tre figli di 9, 6 e 1 anno. Probabilmente ci stiamo contagiando l’un l’altro, ma che alternative abbiamo?». E ancora la Dad, altro problema: «La può avere solo chi è in quarantena. Mio figlio di sei anni, è a casa a scopo precauzionale. E quindi non ha accesso alla Dad. Almeno quello aiuterebbe. L’impressione è che le regole cambino in base a chi ci si trova davanti». Un’opinione che si sta facendo comune.
In mezzo a tutto questo caos la nota positiva arriva dal lavoro. Né Lisa Benini né il marito Marco Corazzin possono uscire, ma entrambi hanno trovato datori di lavoro disponibili ad aiutarli. Si dividono la gestione dei figli e Marco riesce a lavorare in smart working. Altrimenti sarebbero stati altri guai, e grossi. —