«L’integrazione può rappresentare per l’Italia un’opportunità di arricchimento interculturale. Diversità e pluralismo rappresentano un valore». È uno dei passaggi dell’ultima intervista di Michele Di Bari, il funzionario del Viminale costretto oggi alle dimissioni per un’inchiesta sui migranti.
Nell’intervista al quotidiano cattolico In Terris, il prefetto Di Bari, capo dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione, illustrava il modello italiano d’integrazione, in un contesto piuttosto tranquillizzante. Il tutto, nello stile del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, molto soft.
Oggi, la notizia dell’inchiesta di Foggia rappresenta invece un macigno nello stagno della narrazione di Lamorgese e dei suoi collaboratori. Tra gli indagati c’è infatti anche la moglie del prefetto Di Bari. «Mia moglie, insieme a me, nutre completa fiducia nella magistratura ed è certa della sua totale estraneità ai fatti contestati». Così il prefetto, che ha dato le dimissioni da capo dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione dopo l’inchiesta. Lo stesso prefetto, «in relazione alle notizie di stampa» ha voluto precisare. «Sono dispiaciuto moltissimo per mia moglie che ha sempre assunto comportamenti improntati al rispetto della legalità».
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«Il Capo dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione ha rassegnato le sue dimissioni a seguito delle indagini che vedono coinvolta la moglie con l’accusa di caporalato. In attesa che la giustizia faccia il suo corso, chiediamo a Luciana Lamorgese di riferire immediatamente in Aula. Il Viminale vacilla sempre di più anche a causa di un ministro che, ogni giorno che passa, dimostra la sua totale inadeguatezza». Lo scrive su Facebook il presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni.
Nato a Mattinata (FG) nel 1959 e laureato con lode in giurisprudenza.
Ha altresì conseguito il diploma del corso di studio per aspiranti segretari comunali presso la LUISS; ha frequentato il corso biennale di “Management in sanità presso la Scuola di Direzione Aziendale dell’Università Bocconi di Milano ed il corso di perfezionamento su “Cittadinanza europea ed amministrazioni pubbliche”, organizzato dalla Scuola Superiore dell’Amministrazione dell’Interno in collaborazione con l’Università degli Studi Roma Tre.
Entra nella carriera prefettizia nel 1990.
Promosso viceprefetto nel 2001, è dapprima capo di Gabinetto e, in seguito, viceprefetto vicario presso la prefettura di Foggia. Dal 2007 è nominato esperto di sanità e politiche sociali dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Nominato Prefetto il 22 dicembre 2010, assume le funzioni di vice Commissario del Governo nella Regione Friuli Venezia Giulia.
E’ stato prefetto di Vibo Valentia, dal 2012 al 2013, e di Modena, dal 2013 al 2016, e di Reggio Calabria fino al 2019.
Dal 14 maggio 2019 è il capo del dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione.
Lavoratori sottoposti a «condizioni di sfruttamento» approfittando «del loro stato di bisogno derivante dalle condizioni di vita precarie e dalla circostanza che essi dimorano presso in abitazione fatiscenti presso la zona “expista” di Borgo Mezzanone”. E’ quanto riporta l’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di 16 persone. Due in carcere, tre ai domiciliari e undici tra obblighi di dimora e obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria. L’operazione anti-caporalato ha coinvolto anche la moglie del prefetto Michele Di Bari, capo Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del ministero dell’Interno. Secondo l’accusa gli indagati “assumevano o, comunque, utilizzavano o impiegavano manodopera costituita da decine di lavoratori di varie etnie”.
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