SAN BENEDETTO PO. La Provincia e le imprese Toto e Fagioli non perdono tempo. Completato con successo il varo della prima arcata del nuovo ponte, spostato dalla sponda di San Benedetto Po ai piloni al centro del fiume, è già iniziato il trasferimento delle attrezzature sulla sponda di Bagnolo San Vito.
Qui l’operazione di varo sarà completata con lo spostamento in alveo del secondo arco, leggermente più piccolo del primo. Le difficoltà non saranno però minori perché ci sarà da superare l’argine maestro.
Il primo varo, terminato domenica scorsa (5 dicembre), era stato preceduto un mese prima da un tentativo culminato con la decisione presa a circa tre quarti dell’operazione, di far rientrare l’arco sulla terraferma, visto il peggioramento delle già difficili condizioni meteo e di livelli del fiume, poi interessato da una piccola ondata di piena.
Una scelta adottata per tutelare maestranze, attrezzature e lo stesso manufatto, costruito dalla Toto spa nel quadro dell’appalto di riqualificazione del vecchio ponte sul Po. Grazie alle attrezzature messe in campo dalla Fagioli, fra i leader mondiali dei trasporti di grandi dimensioni, uno fra tutti il sollevamento della Costa Concordia con le sue 114mila tonnellate di peso.
Se il primo arco pesa 2.800 tonnellate con i suoi 180 metri di lunghezza per 35 d’altezza, quello costruito sulla sponda opposta, anch’esso in acciaio Corten, raggiunge le 2.200 tonnellate essendo leggermente più piccolo (150 metri di lunghezza per 30 d’altezza).
Le operazioni di varo si sono avvalse di super carrelli da 284 assi a ruote totalmente indipendenti e radiocontrollate da un sistema di computer. Un asso nella manica della Fagioli, che possiede la seconda flotta al mondo per i grandi spostamenti e a San Benedetto ha portato materiali per oltre 10 milioni di euro. A questi si è aggiunta una maxi chiatta (barge in termine tecnico) da 90 metri per 30 per lo spostamento sul fiume.
Appena il tempo di smaltire la fatica dei 4 giorni e 3 notti necessari per il varo, il team della Fagioli ha iniziato lo smontaggio delle strutture, che sono tutte modulari, caricandole sui camion. Nonostante i due cantieri distino poche centinaia di metri, i tir fanno un percorso di 35 chilometri.
Non potendo usare il ponte di San Benedetto per motivi di sicurezza, si deve usare l’A22 per attraversar e il Po. Nemmeno la chiatta è utilizzabile perché a Bagnolo non c’è la possibilità di sbarcare il materiale. Di fatto è come allestire di nuovo un secondo e diverso cantiere. Operazione che richiederà dalle 3 alle quattro settimane. Al momento resta confermata la data indicativa dal 10 di gennaio per l’avvio del varo del secondo arco.