ASOLANO. La vergogna e la rabbia covate per anni. Poi la forza di parlarsi, di condividere quel segreto difficile, fino alla decisione, presa insieme, di denunciare il parente “orco”.
Una storia dai contorni ancora da chiarire, che però ha portato a un rinvio a giudizio di un uomo di 45 anni che vive nell’Asolano (la riservatezza a tutela delle vittime) accusato da tre ragazzine e un ragazzo, tutti legati da vincoli di parentela, di abusi sessuali.
I fatti contestati sarebbero stati commessi in un arco temporale piuttosto ampio, tra il 2003 e il 2015 quando i ragazzi, ora maggiorenni, erano solo dei bambini. Cugini, nipoti dell’uomo che fa parte di una numerosa famiglia originaria del Sud, da molti anni residente nel Mantovano. D’estate, come spesso accade nelle famiglie, fratelli, nipoti salgono al Nord per trovare chi vive qui, oppure il contrario.
Proprio durante quelle vacanze familiari sarebbero state compiute le violenze, atti di libidine, palpeggiamenti nei confronti dei quattro bambini che a quel tempo, però, proprio perché troppo piccoli per capire di che natura fossero le strane attenzioni di quel parente, non erano stati in grado di raccontare i fatti.
Gli anni passano, i bambini crescono ma quel ricordo è ancora vivo e doloroso. Tra di loro cominciano a parlarne, emergono particolari che accomunano le esperienze. E nasce la necessità di denunciare il parente “orco”, decisione testimoniata anche in una chat comune.
Da lì le indagini affidate ai carabinieri e i riscontri che hanno portato al rinvio a giudizio. Il 9 dicembre, in udienza filtro di fronte al collegio dei giudici Rosina-Comunale-Bizzarro, si sono poste le basi del processo a carico del 45enne, difeso dall’avvocato Alessandro Ferrari, con l’ammissione delle prove e dei testi. Il dibattimento prenderà il via il prossimo 7 aprile.
