Italia nel caos: da Meloni e Salvini arriva tempestiva la solidarietà a Maurizio Landini e agli agenti travolti dalle violenze. Ma, subito dopo la severa condanna dei facinorosi che hanno messo a ferro fuoco le strade della capitale, e preso d’assalto la sede romana della Cgil, i due leader del centrodestra puntano il dito anche sulla Lamorgese. Mentre la sinistra, sull’argomento, continua a fare orecchie da mercante… L’onda d’urto degli scontri di ieri a Roma, soprattutto, ma anche a Milano, si riverbera sulla politica e sui suoi palazzi: Viminale in testa a tutti. Perché, ancora una volta, la titolare degli Interni si è fatta cogliere impreparata. Dimostrandosi «inadeguata».
E così, agli scontri delle manifestazioni No vax e No Green Pass, oggi si aggiunge l’apertura di un nuovo fronte caldo: quello del Viminale. O meglio del ruolo della ministra degli Interni nel disastro di ieri. Con Fratelli d’Italia e Lega che hanno chiesto a gran voce le dimissioni della Lamorgese, ancora una volta colta impreparata davanti alla piazza in rivolta. Ancora una volta presa in contropiede da una moltitudine – che siano migranti o partecipanti a un rave party – decisa a mettere sotto scacco strade, porti, luoghi pubblici o privati. Con buona pace delle forze dell’ordine – diversi i feriti dopo gli assalti di ieri – impegnati a fare fronte a una marea umana belligerante e minacciosa.
LEGGI ANCHE
E così, la Meloni prima. La Lega, subito dopo, dopo la guerriglia urbana che ha funestato la giornata di ieri, hanno chiesto le dimissioni del ministro dell’Interno. Per la «totale assenza controllo» dimostrata durante gli scontri che hanno messo a ferro e fuoco la capitale. Come peraltro per i disordini che hanno preso piede a Milano. Per una gestione fallimentare della situazione che la sinistra prova a ignorare, nel tentativo di far passare l’idea che vada tutto bene. E che le colpe di violenze e tafferugli dilaganti siano addebitabili ai soli facinorosi. E invece no. Giorgia Meloni mette in mora la ministra, per essersi dimostrata «inadeguata» di fronte allo svolgersi di eventi che avrebbero dovuto essere calcolati ed evitati.
«Lascia sbigottiti la totale mancanza di controllo e prevenzione da parte del ministero dell’Interno. Una gestione pessima che una volta di più conferma l’inadeguatezza del ministro degli interni Lamorgese», ha sottolineato allora la presidenti di Fdi, commentando a caldo l’insurrezione violenta di ieri. Subito dopo aver condannato i responsabili di quelle violenze. E solo dopo aver espresso la propria solidarietà a Maurizio Landini. Alle forze dell’ordine. E persino a quella fascia di manifestanti scesi in piazza per ribadire le proprie convinzioni e la propria contrarietà alle risoluzioni del governo in materia di emergenza e gestione sanitaria. Una fetta di cittadinanza travolta e delegittimata dai disordini di una minoranza facinorosa e violenta.
E allora, Giorgia Meloni non ha esitato a definire «vergognose le immagini di Roma». A esprimere «totale vicinanza alle forze dell’ordine». E «solidarietà anche a migliaia di manifestanti scesi in piazza per protestare legittimamente contro i provvedimenti del governo, e di cui nessuno parlerà per colpa di delinquenti che usano ogni pretesto per mettere in atto violenze gravi e inaccettabili». Violenze il cui peso oggi non può che riverberarsi anche su chi, quegli scontri, avrebbe dovuto evitarli. O comunque, gestirli con più prontezza ed efficacia.
L'articolo Dopo le violenze a Roma è scontro. Lamorgese sotto accusa: s’è fatta trovare impreparata sembra essere il primo su Secolo d'Italia.