Nel 2018 disse “la mafia ha ucciso il fratello sbagliato“, riferendosi al Capo dello Stato Sergio Mattarella. Una frase che è costata un anno di carcere, pena sospesa, al palermitano Manlio Cassarà. La sentenza è stata emessa questo pomeriggio dal gup di Palermo Giuliano Castiglia. Un altro ‘odiatore’, Davide Palotti, che aveva messo una foto di Mussolini a testa in giù con la scritta ‘Non lo meritava Sua Eccellenza Mussolini, questo se lo merita tutta’, è stato condannato a un anno e 4 mesi di carcere. Il gup, come chiesto dagli avvocati Roberto Tricoli e Massimiliano Miceli, ha escluso i reati più gravi di cui erano accusati i due imputati, cioè attentato alla libertà del Presidente della Repubblica e istigazione a delinquere. Poletti e Cassarà sono stati condannati per offesa all’onore e al prestigio del Presidente della Repubblica. Cassarà aveva poi chiesto pubblicamente scusa a Mattarella e ai suoi familiari. Da qui le attenuanti generiche.
Erano 39 le persone iscritte nel registro degli indagati dalla procura di Palermo, dopo gli insulti e le offese sul web, mentre si doveva creare il nuovo governo. L’ipotesi i reato era di attentato alla libertà del presidente della Repubblica. La Digos ha esaminato all’epoca scrupolosamente i profili social dai quali partirono gli insulti, le ingiurie e le minacce rivolte a Mattarella per accertarsi che appartenessero a persone esistenti e, in tal caso, per procedere all’identificazione. “Chiedo scusa a tutti, in primis al presidente Mattarella, poi ai miei familiari, ai miei amici e a tutti quelli che ho offeso con le mie stupide parole”, aveva detto pochi giorni dopo l’iscrizione nel registro degli indagati Manlio Cassarà. “Ho scritto quel tweet senza rifletterci“, disse. Per gli altri ‘odiatori’ le competenze sono poi passate ad altre Procure. Oggi le condanne. La Procura aveva chiesto due anni e mezzo di carcere per ognuno dei due.
L'articolo Insulti a Sergio Mattarella, a Palermo due condanne agli “odiatori” per offesa all’onore e al prestigio del presidente della Repubblica proviene da Il Fatto Quotidiano.