foto da Quotidiani locali
UDINE. Il Comune ha annunciato l’acquisto di 67 nuove telecamere per la videosorveglianza compatibili con i software che consentono il riconoscimento facciale. Ma al momento l’utilizzo di tale tecnologia non è consentito. Il Garante della privacy, infatti, ha già bloccato un analogo progetto a Como.
Il dibattito sul bilanciamento tra le esigenze di sicurezza e la tutela della riservatezza e delle libertà di ciascuno è aperto. Se ne discute in Parlamento – dove si è parlato anche di Udine – e sono state presentate interpellanze urgenti al Consiglio dei ministri e al ministro dell’Interno. «Considerati l’orientamento del Garante e la cornice normativa – ha dichiarato l’assessore comunale alla sicurezza Alessandro Ciani – il programma per il riconoscimento facciale non è stato acquistato. Tuttavia, ritengo che questo sia il futuro della prevenzione. D’altra parte, mi chiedo che cosa dovrebbe temere una persona che si comporta bene, considerando anche che solo le forze dell’ordine e l’autorità giudiziaria potrebbero avere accesso ai video».
La sfida, insomma, è quella del bilanciamento tra le esigenze di sicurezza e quelle di protezione della riservatezza e delle libertà di ciascuno di noi. E il dibattito è aperto.
IL RICONOSCIMENTO FACCIALE
Il riconoscimento facciale è una tecnica di intelligenza artificiale che utilizza i dati biometrici (forma del viso, colore degli occhi, distanza tra le pupille, grandezza di bocca e naso) per verificare l’identità di una persona a partire da una o più immagini che la ritraggono.
In sostanza, tali videocamere usano un software che riesce a trarre in tempo reale dall’immagine di un volto un modello matematico che sarà poi applicato ad altre immagini presenti in archivio – perché la procedura funzioni, dunque, ci devono essere dei database di riferimento – per trovare una corrispondenza. È anche possibile effettuare ricerche, per esempio, di una persona ritenuta pericolosa: in questo caso il programma sarà in grado di individuare l’eventuale presenza del sospettato analizzando i video che riprendono una folla. E ciò anche in tempo reale.
VIDEOSORVEGLIANZA IN CITTA’
Il sistema di videosorveglianza gestito dalla Polizia locale monitora al momento 73 punti critici e 9 punti esterni alle scuole, inoltre ci sono 5 punti di controllo nei viali di accesso (viale Tricesimo, Palmanova, Venezia e via Cividale oltre a piazzale Cella) con 13 telecamere dotate di un sistema di lettura targhe in grado di verificare copertura assicurativa e rinnovo della revisione. Con le nuove installazioni, che secondo le indicazioni dell’amministrazione dovrebbero essere effettuate entro fine anno, gli occhi elettronici passeranno dagli attuali 95 a 160.
IL PROGETTO DEL COMUNE
Installare le 67 nuove telecamere ad alta definizione costerà 673 mila euro. Saranno in grado di «generare automaticamente allarmi e avvisare in tempo reale dell’eventuale presenza di individui segnalati». Se saranno posizionate a un’altezza adeguata, potranno identificare persone «con occlusioni parziali del viso, occhiali, sciarpe, cappellini, cambiamenti di espressione, ombre, contrasti elevati o condizioni di luce estreme o scarse».
COSA DICE IL GARANTE DELLA PRIVACY
Durante un seminario organizzato la scorsa estate dall’associazione Privacy Italia, Agostino Ghiglia, componente del collegio del Garante della privacy, ha spiegato che il riconoscimento facciale può essere uno «strumento di indagine o di persecuzione», «uno strumento per trovare qualcosa o per cercare qualcosa che non c’è».
E quindi lo sforzo del Garante è quello di contemperare gli interessi in gioco: da una parte un interesse fortissimo dovuto alla sicurezza come forma di libertà e, dall’altra, c’è la riservatezza della nostra vita privata che è un’altra forma di libertà.
Secondo Ghiglia, «il Comune può usare le telecamere con la polizia locale per elevare contravvenzioni o impedire l’accesso in zone determinate. E il giudice per motivi di indagine può ordinare che le telecamere vengano usate per scopi diversi. Ma di sicuro non tutti possono usare le telecamere per fare qualunque cosa, perché sarebbe sorveglianza di massa».