PORDENONE. Maria Edgarda “Eddi” Marcucci, 30 anni, già partigiana in Siria, nel Rojava con le combattenti curde, è stata denunciata dalla digos di Pordenone per aver partecipato, durante Pordenonelegge, alla presentazione del libro “Kobane Calling” di Michele Rech “Zerocalcare”, un reportage in forma grafica del viaggio che ha portato Zerocalcare fra i difensori curdi del Rojava a pochi chilometri dalla città di Kobane, assediata dall’Isis.
La presentatrice dell’evento, Sara Pavan, con Zerocalcare, ha voluto sul palco Maria Edgarda “Eddi” Marcucci, partigiana combattente con la resistenza curda dal settembre 2017 al luglio 2018.
La denuncia a Marcucci è stata fatta dalla digos pordenonese perché la donna è sottoposta alla misura della sorveglianza speciale, che la priva, per due anni, di diverse libertà personali. Ritirata la patente, limitata la carta d’identità solo all’Italia, Marcucci deve rientrare nel suo domicilio alle 21 e non lasciarlo prima delle 7.
Non potendo partecipare, secondo la “Carta precettiva” a pubbliche riunioni, Marcucci ha violato quel divieto. Da ciò la denuncia digos. «La procura sostiene che io sia una persona pericolosa per la società. Per me, invece, è pericolosa la condotta di polizia, procura e tribunali, in particolare a Torino.
Questa misura è vergognosa sia nel tirare in ballo le YPJ, sia come precedente inquietante per la gestione del dissenso in Italia» ha dichiarato, sorridendo amaramente, Marcucci. «Sono giunta nel Rojava con una delegazione civile, per un reportage per il sito Infoaut.org Ho conosciuto la realtà del “confederalismo democratico” – ha proseguito l’attivista – , una democrazia avanzata senza Sato, nella quale si riconoscono, vivendo in solidarietà reciproca, più di 5 milioni di persone. Mi sono unita alle YPJ perché stanno combattendo una battaglia per tutti i popoli, anche il nostro, e mi sembrava vergognoso non prendervi parte. Inoltre – ha concluso Marcucci – io sono una donna cresciuta in un paese molto patriarcale e volevo vivere in un mondo in cui l’autonomia delle donne, e quindi della società tutta è uno dei valori fondamentali»