I sindacati diffidano la banca: operazione insensata e pregiudizievole. Assemblee dei 21mila dipendenti in vista dello sciopero del 24 settembre
SIENA. Sono sei le filiali in Emilia Romagna che saranno chiuse da banca Mps: da Ferrara a Modena, da Rio Saliceto a Berra, e poi da Faenza a Cesenatico. Lo prevede il piano di ristrutturazione 2017/2021 approvato in Commissione Europea su cui l’istituto senese ha, nei giorni scorsi, dato comunicazione ai sindacati. Un piano che prevede la chiusura di altre 42 filiali in tutta Italia (50 in tutto) così suddivise: 10 al nord ovest, 13 nel nord est, 19 tra centro e Sardegna e 8 tra sud e Sicilia, oltre alle 4 emiliane e alle 2 romagnole. Tagli che non risparmieranno neppure città come Roma, Napoli, Milano, Torino e Catania oltre a filiali localizzate in centri minori.
La banca, nella sua comunicazione, parla di «progetto di razionalizzazione» specificando come «dall’attuazione dell’iniziativa, su un organico complessivo di 843 risorse (di cui 2 dipendenti distaccati da Banca Widiba, 4 da Mps Capital Service e 1 da Mps L&F) è stimata la liberazione di circa 70 risorse che saranno coerentemente utilizzate nell’ambito della rete commerciale».
Una decisione che non ha colto di sorpresa le organizzazioni sindacali che da settimane attendevano la comunicazione ufficiale con l’avvio dell’iter e le prime indiscrezioni. Ma che non ha mancato di scatenare le ire delle sigle nei giorni in cui si tengono le assemblee territoriali per definire la grande mobilitazione del 24 settembre. «Diffidiamo formalmente Banca Mps dall’attuare iniziative reputate pregiudizievoli considerata l’incertezza sul futuro e tenuto conto della mobilitazione sindacale in corso che sfocerà nello sciopero proclamato per il prossimo 24 settembre» hanno fatto sapere con un documento First Cisl, Fisac Cgil, Fabi, Uilca e Unisin. I sindacati hanno anche sottolineato nel documento come la trattativa sull’operazione societaria, sotto la supervisione dell’Europa, si giochi «su tavoli esterni tra lo Stato azionista e altri interlocutori, durante una due diligence inspiegabilmente indefinita oltre il termine concordato tra le parti ed in assenza, ad oggi, di una proroga ufficiale comunicata ai mercati. Il Gruppo Mps, in posizione di evidente debolezza – proseguono i sindacati – non è chiamato a decidere sulle sue proprie sorti. Tuttavia il consiglio di amministrazione, in contraddizione con le recenti rassicurazioni rivolte dalla presidente ai colleghi sta ponendo in essere alcune iniziative su cui ci riserviamo l’attivazione dell’articolo 28 dello Statuto dei lavoratori per la repressione della condotta antisindacale».
I sindacati si chiedono pertanto «che senso abbia in questo momento che la banca pensi a un Contratto di Rete, ovvero una sorta di alleanza di Mpscon Fruendo e Accenture che distaccherà per 10 anni 270 lavoratrici e lavoratori della banca in mansioni di back office da svolgere anche per altri committenti. Inoltre, che senso abbia anticipare, alla vigilia di una possibile acquisizione, la chiusura di 50 sportelli su tutto il territorio nazionale, con creazione di mobilità territoriale e professionale. Infine, variare il Mercato Corporate modificando modelli di servizio, portafogli di clientela e riporti funzionali e gerarchici».
Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, nel tentativo di stemperare gli animi: «Quello che Mps sta facendo è assolutamente indipendente dalla questione che viene posta per Unicredit. Che Mps avesse un piano finanziario che andava nel senso della razionalizzazione lo sapevamo, era già stato pubblicizzato. Quindi nulla di nuovo».
Intanto proseguono le assemblee territoriali in tutta Italia per tastare il polso dei 21mila dipendenti della banca; i sindacati vogliono capire umori e risposte delle varie piazze da Nord a Sud rispetto alla situazione di incertezza in cui si trascinerà il Monte fino ai primi di ottobre, termine ultimo in cui la trattativa tra Unicredit e Tesoro arriverà al capolinea.
© RIPRODUZIONE RISERVATA