Qualcuno ha cancellato tutto o esiste un terzo cellulare? L’avvocato della famiglia: «Necessario verificare i tabulati»
Un buco temporale di un anno, in cui Alessandro Venturelli sembra non avere utilizzato il suo cellulare. È emerso dall’analisi dei dispositivi elettronici del giovane sassolese scomparso il 5 dicembre 2020. Sono trascorsi nove mesi da allora e i genitori del ragazzo, Roberto e Roberta Carassai, continuano a battersi per cercare la verità.
La perizia sui dispositivi potrebbe aiutare a comprendere come sia possibile che il 21enne non abbia lasciato traccia alcuna. Per i primi tre mesi si era parlato di allontanamento volontario. Successivamente ad assistere la famiglia Venturelli è entrato in campo l’avvocato Barbara Iannuccelli. La Squadra Mobile di Modena si è attivata e le indagini si sono intensificate. Quella che emerge ora dalla perizia sui dispositivi è forse la prima vera novità.
«Dall’analisi dell’ingegnere Paolo Reale sulla copia forense dell’I-Phone di Alessandro, è emerso che nel 2019 non c’è nessun dato», rivela l’avvocato Iannuccelli. Ecco quindi che inevitabilmente si pongono vari interrogativi. Alessandro aveva diversi anni fa ricevuto in regalo un I-phone, poi utilizzato fino a inizio 2020, quando era stato sostituito da un modello successivo: in questi periodi non aveva a disposizione altri cellulari. «Questo buco temporale che comprende tutto il 2019 – prosegue l’avvocato Iannuccelli – si offre a varie interpretazioni. Lo stesso ingegnere ha sottolineato come possa essere frutto di una cancellazione totale di quell’anno dal telefono. O invece una spiegazione logica potrebbe essere data dal fatto che Alessandro usasse un altro telefono».
Potrebbero esserci anche problemi tecnici che hanno determinato la cancellazione di tutto l’arco temporale in questione. Ma sulle ipotesi sul piatto ora c’è anche la possibilità che qualcuno abbia volutamente eliminato quei dati, oppure che il 21enne in quel periodo abbia messo da parte quei dispositivi per servirsi di un terzo telefono di cui però la famiglia non è a conoscenza.
«Questo buco temporale del 2019 – conclude l’avvocato – deve essere coordinato con quelli che sono i tabulati, quindi i reali contatti telefonici con quel telefono. E i tabulati non sono in nostro possesso». Quel che è certo è che la madre di Alessandro nei mesi scorsi ha riferito che il giovane le aveva confidato di “sentirsi manipolato”. Il territorio è stato setacciato a più riprese, per verificare se alla base della scomparsa del giovane potesse esserci un gesto estremo. Il 24 e il 25 aprile, con una cinquantina di uomini in campo, droni e unità cinofila, si erano battuti i calanchi sassolesi, nelle zone più in quota. E poi il 5 e il 6 maggio, quando era intervenuto anche il Soccorso alpino, per andare a esplorare anche gli strapiombi. In quel caso venero ritrovate ossa attribuite a Paola Landini: di Alessandro, però, nessuna traccia.