PADOVA. Prevede un autunno caldo sul versante epidemiologico, Luciano Flor – «La riapertura delle scuole accrescerà la trasmissione del contagio in ambito familiare, ci preoccupano soprattutto gli immunodepressi e i non vaccinati» – e rammenta ai distratti che lo spauracchio Covid «è tutt’altro che dissolto».
Alla vigilia della campagna di somministrazione della terza dose, il direttore dell’Area sanità e sociale della Regione rompe il silenzio e delinea il cronoprogramma della profilassi anti-Covid, dichiarandosi favorevole all’obbligo vaccinale per legge.
Direttore Flor, lunedì mattina, nell’hub trevigiano di Villorba, officiante il generale-commissario all’emergenza Paolo Francesco Figliuolo, il Veneto avvierà le inoculazioni della dose aggiuntiva di vaccino alle frange di popolazione più fragili. Al riguardo, il governatore Luca Zaia rivendica il primato nazionale ma quanti sono i pazienti in ballo e quali tempi di copertura si prevedono?
«I soggetti immunocompromessi, che richiedono un trattamento prioritario, sono circa 72 mila. Comprendono malati oncologici, dializzati, trapiantati e in attesa di trapianto. Il numero in sé è esiguo a fronte delle nostre potenzialità vaccinali ma si tratta di casi speciali, ciascuno esige un’accurata valutazione clinica delle terapie in corso e delle condizioni generali, nel giro di una settimana comunque tutti saranno contattati dai centri ospedalieri specializzati o dai medici curanti».
«Le somministrazioni? Alle Ulss abbiamo indicato il 15 ottobre come termine massimo ma confido siano completate assai prima».
Poi sarà il turno di over 80, sanità e case di riposo. Non è chiaro se in seguito, a cascata, la terza dose riguarderà l’intera popolazione.
«La seconda tappa metterà in sicurezza i grandi anziani e categorie più esposte, questa terza le dose mira a rafforzare la risposta anticorpale che tende a ridursi con l’avanzare dell’età, non c’è necessità di inocularla a ragazzi e giovani adulti salvo diversa valutazione medica e scientifica».
L’ha sorpresa l’elevato numero di No vax nel personale sanitario? Le sospensioni conseguenti di medici e infermieri acuiscono carenze di organico già allarmanti.
«Sì, trovo inspiegabile l’atteggiamento di rifiuto da parte di laureati in Medicina, quasi ignorassero che nella storia i vaccini ci hanno liberato da malattie terribili. Ho avuto accese discussioni con qualche collega, io mi confronto con tutti ma quando mi dicono “dov’è questo virus? Faccelo vedere”, beh mi cascano le braccia».
«Un medico che si oppone alla vaccinazione dovrebbe cambiare mestiere. Le sanzioni disciplinari? Cerchiamo di spalmarle in base alle esigenze di servizio, accompagnandole a trasferimenti e cambi di mansione. Certo non possiamo consentire a potenziali infetti di operare tra i malati immunodepressi».
La convinzione diffusa è che il peggio sia passato, con la luce in fondo al tunnel ormai ad un passo.
«Non sono d’accordo. Un anno fa avevamo 14 ricoverati in terapia intensiva, oggi sono 57. I contagi superano quota 12 mila e il quadro è stazionario, non stabile. Dopo la riapertura delle scuole ci attendiamo un incremento delle infezioni nel circuito familiare: i giovanissimi fungono da vettori inconsapevoli del virus tra gli adulti. I più esposti? Per fortuna abbiamo immunizzato i grandi anziani, ma le fragilità cliniche e le persone prive di vaccino sono a rischio».
C’è chi vi accusa di occultare le complicanze e gli effetti collaterali, anche gravi, delle vaccinazioni.
«Davvero? A fronte di 1, 6 milioni di dosi somministrate non vedo bollettini di guerra. La strage l’ha fatta la malattia non la terapia antivirale».
Pareri discordi sull’obbligo vaccinale. Chi lo invoca, chi lo respinge in nome della moral suasion, chi lo bolla come un gesto tirannico. E c’è anche chi lo reputa preferibile, più trasparente, rispetto ai divieti stringenti imposti a quanti sono privi del Green pass. Lei che ne pensa?
«Premesso che la decisione compete ai governanti, io credo che la democrazia includa anche il rispetto delle regole di convivenza. Non è tempo di furbetti , soppesati costi e benefici, personalmente credo che una legge in questa direzione, analogamente a quanto è avvenuto in passato con l’antipolio e altre patologie, sarebbe giustificata e condivisibile».