Giacobbi del bacino 4: «Troppo rapido il calo del livello delle acque». Le lenze cadorine contestano il danno al turismo legato alle attività di pesca
CALALZO. La laminazione miete vittime sul lago di Centro Cadore. Con l’abbassamento delle acque del lago i pescatori del bacino di pesca 4 di Calalzo registrano una morìa di pesci, soprattutto lucci, anche di grandi dimensioni e da vero e prloprio record. Un effetto mai avvenuto in passato tanto che la preoccupazione tra i pescatori è tanta.
«La morìa di pesci generata di questi tempi dalla laminazione non rappresenta una novità ma ha sempre interessato esemplari di piccole dimensioni e di varie specie», spiega il presidente del bacino 4 Giuseppe Giacobbi, «questa volta siamo in presenza di un fatto tanto nuovo quanto grave. In pochi giorni i nostri pescatori hanno rinvenuto una quindicina di esemplari morti di luccio, tutti di dimensioni importanti».
«Tra i lucci trovati morti c’è anche l’esemplare lungo 143 centimetri protagonista del record mondiale di pesca al luccio in lago alpino, certificato nell’estate dello scorso anno. Si tratta di un disastro sotto vari punti di vista. Quello turistico in questo specifico caso passa in secondo piano di fronte al danno ambientale. In tanti si riempiono la bocca con la parola biodiversità, poi qui assistiamo inermi a questo scempio».
Tante le ipotesi al vaglio ma al momento quella più verosimile, stando ai pescatori cadorini, chiama in causa proprio la laminazione e ad un dettaglio registrato quest’anno. «Rispetto al passato la laminazione quest’anno è iniziata con qualche settimana di ritardo», dice Giacobbi.
«Questo ci aveva inizialmente portato a considerare la cosa in maniera positiva. Le conseguenze però sono state a dir poco disastrose perché per recuperare tempo il calo dei livelli è stato successivamente accelerato. Questo ha generato grandi problemi alla fauna, soprattutto ai lucci che vivono nei loro aleari in pianta stabile. Gli aleari si trovano a ridosso delle sponde. Il calo vertiginoso dei livelli ha colto di sorpresa i lucci che di fatto si sono ritrovati senz’acqua e dunque senza ossigeno. Una trappola mortale perché, rispetto al passato, non c’è stato tempo per loro di adattarsi ai cambiamenti delle acque che, perdendo di forza, si sono riempite di fango».
I numeri relativi alla portata del lago di Centro Cadore sembrerebbero confermare la teoria dei pescatori: dei circa 45 milioni di metri cubi d’acqua accolti nel bacino a pieno regime, l’effetto della laminazione ne toglie circa 30 milioni.
«La morìa di lucci non deve passare in cavalleria come non deve passare in cavalleria un altro grande problema legato alla laminazione», tuona Giacobbi che ha subito interessato il sindaco di Calalzo Luca De Carlo, «la pesca al luccio sul lago di Centro Cadore genera un turismo particolarmente redditizio, caratterizzato da presenze provenienti da ogni angolo del mondo. La laminazione di fatto cancella le presenze azzerando in poco tempo tutti i sacrifici sostenuti durante un intero anno».
La laminazione d’altra parte, ha ricordato Enel Green power nei giorni scorsi rispondendo alle proteste al lago di Santa Croce, è un obbligo a cui sono sottoposti i gestori dei bacini per il contenimento delle piene.