Per Storchi, presidente di Unindustria, la salute è prioritaria: «L’obbligo va rispettato, troveremo l’accordo coi sindacati»
REGGIO EMILIA. «Noi stiamo con quanto disposto dal Governo Draghi. È già da qualche mese che auspichiamo un suo intervento di questa natura. Quando si parla di green pass si parla di sicurezza sanitaria, della salute della gente, nostra, dei nostri collaboratori e di chi lavora in azienda. Questo per noi è il valore più importante e che dobbiamo difendere». Fabio Storchi è uomo di mediazione. Lo raccontano gli anni che lo hanno visto alla presidenza di Federmeccanica, conclusi con il “patto del cappelletto”, stipulato con il concittadino Maurizio Landini, allora capo della Fiom, con il quale ha mangiato la tipica minestra reggiana dopo la sigla sul rinnovo del contratto dei metalmeccanici. Una firma che mancava da tempo ma che il mediatore Storchi è riuscito a portare a casa. Lo scenario è però ora cambiato e la priorità di chiama Covid, o per meglio dire vaccinazioni e green pass. Materie altamente divisive, anche a livello politico, ma che vedono gli industriali reggiani compatti. La priorità, infatti, è la continuità aziendale e produttiva, seppur sotto regole di convivenza sul posto di lavoro che hanno tenuto in passato. Ora, però, il Governo ha annunciato che il green pass diventerà obbligatorio, rompendo ogni indugio.
Presidente Storchi, siete d’accordo con l’introduzione dell’obbligatorietà del green pass anche per i lavoratori del settore privato?
«Certamente sì. E procederemo così come abbiamo fatto già col precedente protocollo con i sindacati. Non possiamo transigere sulla difesa più ampia possibile anche per chi lavora. Quanto fatto in passato ha dato risultati molto buoni. La nostra società e la nostra economia hanno bisogno di tutto tranne che di un nuovo lockdown. Dobbiamo scongiurare la diffusione della pandemia: questo è l’obiettivo primario».
I sindacati però sembrano meno compatti rispetto a voi. Non vi preoccupa questo?
«Credo che anche loro troveranno una soluzione sul cosa e sul come fare per poter rispettare il decreto del governo e andare verso un’applicazione concordata e condivisa tra tutte le parti. Se l’anno scorso siamo riusciti a stendere il protocollo durante il lockdown credo che riusciremo anche a metterci d’accordo sul green pass per regolarne tutti gli aspetti sui luoghi di lavoro».
Quindi se un dipendente non ha il green pass che fate? Siete d’accordo con quanto previsto dal Governo?
«Il decreto prevede la sospensione del lavoratore e senza salario. Credo che questo sia da applicare».
Non mancano però i lavoratori non vaccinati o contrari alla certificazione verde. Non temete di aprire un inatteso fronte di scontro interno alle aziende?
«Non ho indicazioni di criticità gravi o pesanti dentro le nostre aziende. Sono poi convinto che dopo il decreto legge si vada verso una normalizzazione della vaccinazione, che sempre più allargata anche a chi ora è indeciso sul da farsi».
Non era meglio a questo punto introdurre l’obbligo vaccinale e basta?
«L’obbligo non è materia che mi riguardi».
Certo è che anche sulle aziende ricadono degli obblighi, come quello dei controlli del green pass sui dipendenti. Stiamo parlando di nuove strade?
«Faremo come abbiamo sempre fatto. Ci siederemo con il sindacato e le Rsu e troveremo certamente soluzioni in condivisione per l’applicazione provvedimento».
Nessun dubbio quindi sulla formulazione del decreto legge?
«Non ho perplessità. C’è la volontà di andare avanti. Ora abbiamo il vaccino che rispetto a un anno fa segna una grande e importante differenza. Noi siamo determinati sulla vaccinazione: abbiamo addirittura aperto come associazione due ambulatori alle Fiere per far vaccinare i nostri dipendenti e abbiamo dato adesione piena alla campagna vaccinale».
Cosa vi preoccupa di più? Il Covid o i rincari delle materie prime?
«Vogliamo applicare le buone pratiche che abbiamo messo in campo sinora per il Covid. Quello delle materie invece è un aspetto che può destabilizzare la ripresa in atto in modo importante. Ho letto ieri numeri della metalmeccanica che abbiamo pubblicato in questi giorni: +10% le esportazioni nel secondo trimestre rispetto al 2019. Sono dati quasi miracolosi, nessuno si aspettava dei numeri di questo tipo dopo quello che abbiamo passato. Finora le cose sono andate in quella direzione e tutta la moneta immessa sul mercato mondiale non può che sostenere i consumi in crescita. Per questo dobbiamo fare il possibile per non compiere passi indietro».
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