È tra gli otto sportelli toscani interessati dalla riorganizzazione. Il sindacato: «Necessaria chiarezza sulla fusione con Unicredit»
Viola Centi
MONTELUPO. A rischio l’’apertura della filiale di Montelupo del Monte dei Paschi di Siena resta un mistero. In chiusura sarebbero 50 sportelli con relativi trasferimenti. Tra questi anche otto in Toscana. E uno dovrebbe essere quello di Montelupo. La banca -sentita sul tema - non ha dato una comunicazione ufficiale. Anzi, da Rocca Salimbeni non rilasciano commenti. Ma in ambienti collegati all’istituto si dice tutt'altro. Tanto che i sindacati hanno indetto uno sciopero nazionale il 24 di settembre per tutti i 21mila dipendenti di Monte dei Paschi. Gli stessi sindacati si sono rifiutati di sedere a un tavolo con la dirigenza dell’istituto bancario, riunione che prevedeva all’ordine del giorno proprio la chiusura delle 50 filiali italiane. «Vista la particolare situazione di Mps – spiega Giampaolo Caglianone, segretario responsabile di Unità sindacale, sigla che racchiude i lavoratori di Mps – riteniamo necessario prima avere chiarezza su quella che potrebbe essere la fusione con Unicredit, poi possiamo ragionare del resto. Chiediamo la massima chiarezza di percorso su quella che sarà l’entità creditizia del futuro». Una delle ipotesi è che la chiusura sia propedeutica alla fusione: in Toscana ci sono 300 filiali di Mps, e 196 di Unicredit. Secondo i sindacati è pensabile che in caso di fusione ci saranno zone che risentirebbero della normativa antitrust, quindi le chiusure degli sportelli sarebbero l’anticipazione del matrimonio tra i due istituti di credito. Secondo le indiscrezioni degli ultimi giorni, i lavoratori delle filiali che dovrebbero essere chiuse sarebbero spostati in altre sedi abbastanza vicine al posto di lavoro attuale. I dipendenti della filiale di Montelupo andrebbero a Empoli. Da Mps non confermano, i politici invece commentano. Uno tra tutti, il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, che ieri ha parlato dell'argomento a margine di un altro evento: «Quello che Mps sta facendo è assolutamente indipendente dalla questione che viene posta per Unicredit. Che Mps avesse un piano finanziario che andava nel senso della razionalizzazione lo sapevamo, era già stato pubblicizzato. Quindi nulla di nuovo». Al governatore risponde l'eurodeputata della Lega, Susanna Ceccardi, parlando di “segnale estremamente preoccupante”. «Non è azzardato – si legge nella nota di Ceccardi – vedere un’accelerazione di quella che si prefigura ormai come una svendita della banca a Unicredit. Serve chiarezza per i lavoratori di Mps, che hanno il diritto di sapere adesso se il taglio delle filiali non rappresenti davvero il preludio ad un piano da circa 7, forse 8 mila licenziamenti. E serve chiarezza anche per i contribuenti. Sarebbe uno scempio se Unicredit se ne uscisse da questa operazione privatizzando i profitti e socializzando le perdite, dopo che già in questi anni lo Stato è intervenuto per mantenere in vita Mps». Sul piano politico la discussione ha raggiunto toni ormai evidentemente da campagna elettorale, sul piano sindacale si continua a lavorare per organizzare lo sciopero nazionale del 24 settembre. È in programma per il 21 infatti un’assemblea online dei lavoratori con il rappresentante di Unità sindacale Caglianone.
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