I rappresentanti pubblici denunciano interruzione di pubblico servizio e violazioni della privacy, i negazionisti violenza privata
Per un certo periodo quelle incursioni erano state accettate come un eccesso di goliardia, un modo per dare voce ad una minoranza rumorosa. Poi, però, le azioni dei negazionisti si sono fatte sempre più ardite, partendo dalla consegna di un pacco al presidente della Regione, Stefano Bonaccini, raggiunto presso la sua abitazione per finire con gli accessi al Policlinico e nelle scuole. In mezzo ci si possono finire gli sputi verso gli addetti dei supermercati e il tentativo di irruzione in Consiglio comunale, concluso con l’unico arresto, ma per resistenza a pubblico ufficiale. Tutte azioni che sono diventate di dominio pubblico perché finite in rete, diffuse sui canali Telegram dedicati e che esaltano i blitz.
Ma da qualche tempo la sopportazione delle istituzioni pubbliche appare terminata o almeno così certificano la serie di denunce presentate dai rappresentanti delle istituzioni. Ce ne sono a decine, sottoscritte dai responsabili dei vari uffici: dirigenti scolastici, politici, direttori di musei e biblioteche. «Non ne possono più», ammette un investigatore, che ormai sta prendendo atto di come il clima sia mutato. Per mesi la strada della tolleranza è stata la più intrapresa – si ricorderà che Bonaccini, ad esempio, non voleva neppure denunciare – ma la costanza dei negazionisti e la loro presunzione ha avuto l’effetto opposto: incassare la reazione delle istituzioni. E ora esistono diversi atti praticamente tutti uguali: raccontano delle intrusioni di chi è senza mascherina anche in luoghi dov’è obbligatoria (ospedali, biblioteche e scuole) e dell’obbligo di dover interrompere il proprio lavoro per dare udienza. E difatti si procederà per interruzione di pubblico servizio.
Ma c’è chi va anche oltre e diffonde on line dati sensibili, abitudini delle persone in prima linea a favore dei vaccini o del green pass, numeri di telefono. E anche in questo caso viene in soccorso quanto accaduto sempre a Bonaccini. Contro di loro, molti dei quali sono utenti di social network e chat pubbliche, la contestazione è quella di violazione della privacy e diffusione di dati sensibili.
Ma la reazione dei no vax non si è fatta attendere a lungo. A ogni querela ne corrisponde un’altra analoga, questa volta depositata proprio contro le istituzioni e gli uffici pubblici. In molti casi si chiede di perseguire la violenza privata, quasi che il divieto di entrare in biblioteca o in una scuola leda un diritto. «Querele strumentali», le bollano gli investigatori, ma che stanno subissando le procure di tutta la regione e alle quali bisognerà comunque dare risposta.
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