Sbucare dal nulla, firmare un’impresa storica. E adesso? Adesso viene il bello. Cioè il difficile. Dopo il grande salto, c’è sempre l’atterraggio. Dovrà tenerlo bene a mente Emma Raducanu, 18 anni, nuova reginetta del tennis mondiale dopo l’incredibile successo agli US Open una settimana fa. Nata in Canada da genitori rumeni e cinesi e trasferitasi in Gran Bretagna da bambina (aveva solo due anni), appena diplomata all’esame di maturità con un voto eccellente in Matematica ed Economia, ora la 18enne britannica dovrà gestire la fama.
E dovrà avere fame. Tanta. Per vincere ancora e dare ragione a chi la ritiene in grado di «dominare il mondo del tennis femminile per i prossimi dieci anni», come ha detto il suo coach, Mark Petchey. Nessuno – tra gli specialisti e i semplici aficionados – nutre dubbi sul fatto che siamo di fronte ad un fenomeno. Il suo trionfo è stato salutato anche dalla regina Elisabetta II su Twitter: «Non ho dubbi che la tua eccezionale prestazione ispirerà la prossima generazione di tennisti».
La verità è che ogni tanto pensiamo di vedere brillare una stella e invece era solo un riflesso, un abbaglio che confonde. Nel firmamento dello sport di ogni epoca gli esempi non mancato. La gloria, poi l’oblio. Emma sembra possedere quelle caratteristiche – la consapevolezza, il talento, la ferocia, una insospettabile saggezza considerata l’età – per durare a lungo. Ma nessuno può davvero sapere come proseguirà la sua favola. Raducanu ha vinto gli Us Open battendo Leyla Fernandez nella finale più giovane degli anni Duemila (entrambe le contendenti avevano meno di vent’anni). 6-4, 6-3 il risultato finale, con Emma che non ha perso nemmeno un set tra qualificazioni e main draw. A riuscirci prima di lei era stata Serena Williams nel 2004. Può essere un indizio.
Emma è uscita dalla torta a sorpresa, come in certi film di Hollywood. E’ diventata la prima giocatrice di tennis, sia maschile che femminile, a vincere un titolo del Grande Slam partendo da lontanissimo, cioè dalle qualificazioni. E’ a tutt’oggi anche la tennista più giovane a vincere un torneo del Grande Slam dopo la russa Maria Sharapova, che aveva vinto il torneo di Wimbledon a 17 anni nel 2004.
Emma ha un buon servizio, un dritto preciso ed efficace, è veloce e sa leggere bene le varie fasi della partita. Basterà tutto questo per fare di lei una stella? Lo sapremo a breve. Lo sport ha questo di straordinario: premia chi merita, allo stesso modo in cui scansa i mediocri. O meglio: può regalare loro una giornata di gloria, ma non certo una carriera in first-class. Quella se la merita chi sa vincere la partita più dura: quella che si gioca nel Tempo, attraversandolo e tirando fuori il meglio di noi stessi.