Il gruppo punta su gomme e propilene. Personale raddoppiato e piano di sviluppo
FERRARA. In via Marconi lo stabilimento Celanese è ancora off limits per Benvic, la fase conclusiva del “progetto”, come ancora corre l’obbligo di definire l’acquisizione annunciata a giugno di un ramo dell’azienda americana da parte del gruppo francese, e definita ancora così dal consigliere delegato di Benvic Srl, Luca Lussetich, si concluderà infatti domani.
Là, quindi, per il momento entra solo Celanese (per le operazioni di pulizia straordinaria, il trasporto delle “proprie’’materie prime), e il personale Benvic nel caso accompagnato da quello americano, raccontava ieri al sito Federica Fiorentini, la coordinatrice del progetto, che insieme a Marco Evangelisti (operation manager) sono già alle prese però con gli “allacci’’ delle nuove linee produttive.
Ai nastri di partenza. Linee che sono ai nastri di partenza e rappresentano una delle novità alla fine della vertenza Celanese, terminata anche con la salvaguardia dei posti di lavoro. A ricapitolare l’ultima parte della vicenda è Lussetich, «dalla crisi di Celanese annunciata un anno fa a oggi quello che resta sul sito – calcola – sono le sei linee produttive già attive all’interno di Celanese, le trentatré persone che vengono cedute dall’azienda e per le quali non è prevista nessuna interruzione dell’attività produttiva, anzi siamo pronti ad affrontare immediatamente i mercati di riferimento. Oltre a questi asset stiamo installando, in questa fase di progetto molto avanzato, altre quattro linee produttive provenienti da Forlì che si affiancano a una nostra linea produttiva già esistente fuori dal nostro core business storico del pvc».
Le assunzioni. E l’ordine di grandezza del personale è in aumento, «si passa da sessanta persone circa del sito a oltre cento persone, con circa quindici ulteriori assunzioni dall’esterno, i trentatré passaggi e alcune assunzioni strategiche di manager di alto livello. Questa potrebbe essere la taglia alla fine del progetto e l’inizio dell’attività operativa».
Da luglio appunto. In sostanza, rivendica Benvic, dal 2018 con il capitolo Vinyloop a oggi, il gruppo raddoppia i dipendenti, tendenzialmente raddoppia il fatturato e triplica le linee di produzione.
Le acquisizioni. Da Celanese sono stati acquistati tre settori di mercato, «quello delle gomme sintetiche per le suole delle scarpe e per le componenti delle calzature – spiega sempre il consigliere delegato di Benvic Srl – quello degli infill (particolari granuli che vengono installati nei campi sportivi per garantire lo scivolamento corretto), e poi acquisiamo l’attività del polipropilene per il settore del bianco, ovvero gli elettrodomestici».
nuove linee di cantiere
Due saranno prodotti nelle nuove linee del cantiere in corso (le gomme sintetiche o prodotti morbidi) mentre il «polipropilene verrà reindustrializzato in questo sito che ne produceva una piccola parte». Da qui la complessità dell’operazione, spiega Lussetich, «c’è la ricostruzione di uno stabilimento, la reindustrializzazione di una parte dei prodotti e poi ovviamente il confronto con il mercato, e dietro ognuna di queste fasi ci sono competenze che avevamo in casa, che vengono da Celanese e in parte abbiamo cercato sul mercato».
Ma con il Gruppo americano l’operazione è stata «rapida», dice Lussetich, «abbiamo cominciato a discutere con Celanese a fine ottobre dell’anno scorso il 18 gennaio abbiamo firmato il contratto e con ogni probabilità andremo a concludere il primo di luglio».
Piano di sviluppo
Nel mezzo vengono evidenziate le difficoltà, che a ben guardare sono poi considerate possibilità, nel trattare con Dallas in videoconferenza, nel mezzo della pandemia. Alla fine però la strategia di Benvic, fatta di crescita per vie interne e acquisizioni, e capace, sottolinea il gruppo, di lungimiranza, ha fatto breccia. La chiave starebbe nella capacità di traghettare stabilimento e professionalità nel futuro, con un piano di sviluppo che sappia scansare le crisi. Piano che pur arrivato, pare, per ultimo sul tavolo del gruppo americano è stato però subito preso in considerazione come proposta più solida e credibile.
Cosa resta da fare? «Molte cose – considera Lussetich – all’interno sicuramente un coinvolgimento di tutto il personale in questo progetto, abbiamo cuori diversi che convivono. E abbiamo cose da far fuori, Ferrara può offrire sinergie in termini di prodotti, competenze, e istituzioni che in questa fase hanno dato un supporto. C’è un capitolo anche per la città ancora da scrivere tutti insieme: bisogni comuni e competenze specifiche che potremmo mettere a fattore comune». —
Giovanna Corrieri
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