Conferenza stampa di rito dopo la vittoria convincente di Novak Djokovic contro Kevin Anderson. Il campione serbo ha prodotto una prestazione pressoché perfetta al servizio contro il sudafricano, con nove ace e soltanto quindici punti persi al servizio durante tutta la partita. Routine per quanto riguarda la risposta, con cui ha strappato quattro volte la battuta ad Anderson, che per quanto lontano dalla forma dei tempi migliori è ancora un big server. Triplo 6-3 e quindi testa alle domande per i giornalisti, che proprio a proposito dei tempi migliori hanno ricordato la sconfitta del 2016 al terzo turno di Wimbledon contro Sam Querrey. Il tennista serbo era nella stessa situazione di ora, con due Slam vinti su due dall’inizio della stagione.
Djokovic stesso sembra aver fatto tesoro dell’esperienza. “Mi sentivo un po’ diverso, forse un po’ sgonfio. Non voglio dire demotivato perché giocare a Wimbledon è sempre un sogno per qualsiasi giocatore, me compreso. Mi sentivo solo leggermente diverso da come mi sentivo prima. Era la prima volta che ho vissuto quel tipo di situazione e circostanze. Quindi questa volta sono un po’ più saggio e un po’ più esperto come giocatore e persona.”. Vista la nuova saggezza non stupisce l’approccio estremamente attendo dato alla partita di oggi. “Ho tanta fiducia dopo aver vinto il Roland Garros, ovviamente. Ma ero nervoso per questa partita perché stavo per incontrare un giocatore molto bravo ed esperto che ho affrontato in finale tre anni fa. È un grande battitore. E’ un avversario molto pericoloso, soprattutto nei primi turni.“.
Qualche pensiero per i campi di Wimbledon, apparsi piuttosto scivolosi dopo la caduta che è costata caro a Serena Williams ieri e dopo le scivolate di Kyrgios e appunto Djokovic oggi. Il numero 1 del mondo prova a dare degli alibi al campo. “Ma non credo che siano i campi. Ovviamente piove da qualche giorno. Forse essendo la prima partita sotto il tetto, l’umidità rende l’erba più umida […] e diventa un po’ più scivolosa del normale circostanze. Ma penso che il fatto di non aver giocato sui campi in erba per due anni, il fatto che vengo da diversi mesi di terra battuta che è una superficie completamente diversa in termini di movimento e rimbalzo rispetto all’erba, la superficie in cui scivoli in ogni momento. Credo di dovermi ancora adattare a livello di movimenti a questa superficie.“.
Un pensiero anche agli obiettivi futuri di Nole, che ha nel mirino il Grande Slam e le Olimpiadi, l’unico big title che ancora gli manca dalla collezione. A domanda se con l’avanzare dell’età di Nadal e Federer, e con i due che potrebbero ridurre sempre di più i tornei da giocare, Djokovic potrebbe dominare ancora di più il tennista serbo risponde così. “Cerco di raggiungere il picco della mia forma nei tornei più importanti del nostro sport. L’ho già detto: in questa fase della mia carriera, i Grandi Slam sono quelli che contano di più per me. Certamente con i Masters 1000 cerco di mantenere la mia posizione in classifica. Da quando ho raggiunto il record per le settimane al numero 1, per me ora la priorità è giocare bene negli Slam e alle Olimpiadi, ovviamente essendo quest’anno l’anno olimpico.“. Parole che non fanno che confermare l’intenzione di Djokovic di esserci a Tokyo, anche se c’erano pochi dubbi al riguardo.