A un anno e mezzo dall’Oscar per Parasite e a poco più di due mesi dall’incarico di presidente di giuria che ricoprirà alla prossima Mostra del Cinema di Venezia, Bong Joon-ho torna al cinema con un film realizzato nel 2009 che arriva in Italia solo ora, grazie a PFA Films ed Emme Cinematografia. Si chiama Madre, è il suo quarto lungometraggio ed è un thriller un po’ hitchcockiano che ha come protagonista una donna che cerca di dimostrare l’innocenza del figlio, a suo parere ingiustamente accusato dell’omicidio di una minorenne. Il film, che vede l’attrice Kim Hye-ja come mattatrice assoluta, maschera di dolore, risolutezza e tenacia, racconta un amore ai limiti del patologico, ma anche un’ossessione radicata nel tempo.
È il rapporto viscerale che lega la madre al figlio mentalmente ritardato Do-joon (Won Bin) il perno intorno al quale si sviluppa Madre, una storia che inizia come un classico giallo, con il genitore che si impegna a usare qualsiasi mezzo per scagionare la sua creatura, troppo vulnerabile per sopravvivere da solo alla cattiveria del mondo, per poi trasformarsi in un thriller psicologico che porterà lo spettatore a provare lo stesso stupore che aveva provato guardando Parasite. In una Corea profondamente indolente, dove tutti sembrano o nascondere qualcosa o dimostrarsi fallaci e incompetenti nel perseguire un obiettivo, Bong Joon-ho ci conduce ancora una volta all’interno di una famiglia disfunzionale che mostra fin dove pouò spingersi l’istinto materno quando è messo in allarme.
«Tutti hanno una madre e tutti hanno un’idea precisa di cosa sia una madre: è la persona che ciascuno di noi ama di più, la più gentile, e al contempo la più irritante. Sono molti i sentimenti che si contrappongono quando si ha a che fare con questa figura e questo perché la relazione tra un figlio e sua madre è alla base di tutte le relazioni umane. Innumerevoli romanzi, film e programmi televisivi si sono avvicinati alla figura materna, ma io volevo esplorarla in un modo che fosse mio, peculiare, funzionale a scoprire dove potevo portarla a livello cinematografico, per poi spingerla fino all’estremo» ha detto sul suo film Joon-ho che, a dire il vero, è al lavoro su un nuovo film che, a detta sua, ricorderà molto Madre. Una storia che scava all’interno di forze oscure che, forse, non è il caso di risvegliare, un viaggio all’interno di sentimenti conturbanti che svelano uno dei temi tanti cari al regista: l’ossessione che porta alla tragedia, l’apparente ingenuità che si dimostra un tarlo malato da uccidere.