foto da Quotidiani locali
UDINE. Nella lunga (e difficile) battaglia contro il Covid 19 c’è sempre qualcosa che turba i sonni di tutti noi, anche quando le cose vanno per il verso giusto. I casi di infezione, in regione e in genere in tutto il Paese, sono ridotti ai minimi termini, stiamo per liberarci della mascherina (all’aperto e se non c’è affollamento), la campagna di vaccinazioni procede, tanto che in questi giorni, il Friuli Venezia Giulia taglierà il traguardo di un milione di dosi inoculate. Eppure le ultime dichiarazioni del commissario straordinario per l’emergenza, il generale Figliuolo, che paventa per luglio una diminuzione delle forniture di siero, in particolare Pfizer, che è quello di gran lunga più utilizzato, abbinate alla recrudescenza del virus nel Regno Unito con la sua nuova variante Delta, gettano un’ombra sull’estate.
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Di queste preoccupazioni si è fatto carico il presidente del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, nel suo ruolo di leader della Conferenza delle Regioni. «Credo che a livello nazionale dovremo riprogrammare alcune prime dosi per spostarle più avanti perché non ci sono sufficienti vaccini», ha dichiarato Fedriga, intervenendo alla trasmissione televisiva Mattino 5. Fedriga ha spiegato che «oltre alla flessione nella fornitura di Pfizer, abbiamo un combinato disposto, cioè l’impossibilità di utilizzare Johnson e Astrazeneca per gli under 60», di conseguenza, «rispetto alle previsioni che ci facevano avere più di 20 milioni di dosi nel mese di luglio, abbiamo meno armi e quindi meno possibilità di vaccinare».
Nonostante ciò, ha detto di essere fiducioso del fatto che si potrà confermare l’obiettivo del generale Figliuolo di «coprire l’80% della popolazione entro settembre». «Il lavoro è quello di vaccinare il prima possibile - ha poi aggiunto - perché con la diffusione della variante Delta, che ha una contagiosità decisamente superiore a quella inglese, rischiamo anche che le misure come il distanziamento siano poco efficaci.
Serve una campagna vaccinale poderosa usando il periodo estivo in cui i virus hanno minore diffusione per proteggersi in vista dell’autunno, quando ci si augura che sia tutto finito anche se si dovrà adottare ancora qualche precauzione per accompagnare l’uscita dalla crisi pandemica». «Voglio illudermi, anzi voglio credere, che il convincimento delle persone a vaccinarsi sia l’arma vincente - ha concluso il suo intervento Fedriga - ma la mia preoccupazione è che quando c’è un obbligo non vorrei che poi ci sia un effetto inverso, cioè una resistenza ancora maggiore.
Quindi noi dobbiamo metterci d’impegno e lavorare insieme ai cittadini. Il testimonial più che le star e i politici, deve essere la scienza noi dobbiamo far parlare la scienza e l’appello che faccio alla scienza è che parli con una voce unica perché in questo anno e mezzo abbiamo sentito delle contraddizioni che confondono. Io capisco che sia normale nel processo scientifico mettere il dubbio perché così si evolve il processo, ma la scienza deve anche capire che non sta parlando all’interno di se stessa, ma di fronte all’opinione pubblica. Su questo chiediamo chiarezza e soprattutto unanimità nelle dichiarazioni perché altrimenti si crea confusione».
Nessuno sa con esattezza di quanto verranno tagliate le forniture di Pfizer a partire dal primo luglio. Il generale Figliuolo parla, genericamente, di un 5%, ma si tratta di stime, non di certezze. Purtroppo già nel recente passato c’è stato un tira e molla tra gli Stati e le case farmaceutiche produttrici dei vaccini. La cosa sicura è che prima della fine del trimestre di riferimento, cioè nella giornata del 30 giugno, arriverà un ulteriore, massiccio, rifornimento di Pfizer, almeno un paio di milioni di dosi, forse più, per l’Italia e, a cascata, per il Friuli Venezia Giulia. In ogni caso, se tagli ci saranno, la nostra regione non dovrebbe subirne un impatto negativo. O quantomeno potrebbe essere minimo.
Trapela una certa fiducia ai piani alti del Palazzo, anche se tutti avrebbero auspicato lo stesso ritmo di arrivi di fiale. Ma sul piatto ci sono diverse valutazioni. In primis, nel caso specifico, il Friuli Venezia Giulia, ha sempre tenuto un minimo di riserva prudenziale, un po’ di scorte di siero, anche quando c’era la spinta a utilizzare fino all’ultima dose perchè i vaccini sarebbero comunque arrivati. Inoltre le agende, cioè le programmazioni degli appuntamenti per le vaccinazioni, sono state fatte con un certo equilibrio, anche qui tenendo conto del fattore prudenza. Invece non sono stati mai effettuati i famosi “open day” che hanno sì portato acqua alle ragioni della campagna, soprattutto tra i giovani, ma che inevitabilmente hanno prosciugato le scorte.
Secondo quanto è stato concordato tra la struttura commissariale e le Regioni, ogni ente farà uno screening dettagliato dello stato dell’arte per quanto riguarda la campagna vaccinale, proprio per capire se ci sarà un impatto, e di che dimensioni, della riduzione delle forniture. Alcune regioni che, in buona fede, hanno cercato di stringere i tempi proponendo appunto gli “open day” o accelerando le prenotazioni, si ritrovano adesso con riserve minori e potrebbero avere meno dosi a disposizione. Il generale Figliuolo, da parte sua, farà un’attenta analisi della situazione, per incrociare i dati con quelli che presenteranno le Regioni e prendere le dovute contromisure.
Al momento sembra che per il Friuli Venezia Giulia, non cambierà molto. E questa è una buona notizia per chi deve ancora vaccinarsi o attende la seconda dose.