TRIESTE Misure da fase emergenziale, certamente non risolutive, ma che, per una volta, sono state una risposta rapida, capace di superare i vincoli della burocrazia. Mettendo assieme anche le cifre della quinta linea anti Covid a fondo perduto, quella dello scorso maggio ora in fase di chiusura, Sergio Bini commenta con soddisfazione una partita da quasi 53mila domande e 66,4 milioni di euro erogati, una media di 1.260 euro a procedura: «Un lavoro di tutti, che ha dimostrato la grande efficienza della macchina organizzativa».
L’ultima tranche da 7 milioni ha completato uno stanziamento complessivo in tempo di pandemia che ha sfiorato quota 75 milioni. In questo caso – le domande al momento valutate come ammissibili sono 2.789 – si trattava di mini ristori da 500 a 3.000 euro indirizzato anche a codici Ateco di nuovo inserimento: dai parrucchieri alle palestre, dai centri estetici alle sale giochi, dai produttori di cacao e caramelle ai gestori di frasche e osmize. I richiedenti, come da regolamento ormai consolidato, hanno dovuto dimostrare di aver subito una perdita di fatturato uguale o superiore al 30% mettendo a confronto l'importo medio mensile del fatturato prodotto fra il periodo primo marzo 2019-29 febbraio 2020 e il periodo primo marzo 2020-28 febbraio 2021.
L’iniziativa complessiva della Regione nasce di fatto con l’inizio della pandemia e si costruisce nel corso dei mesi, tra chiusure e riaperture sofferte. È il marzo 2020 quando, anche per la diffusione del contagio in aula, a piazza Oberdan si è costretti a congelare il ddl SviluppoImpresa e a intervenire quanto più velocemente possibile per contenere i danni da lockdown. Inizialmente l’assessorato Bini mette a punto una linea affitti. A favore di negozi e botteghe artigiane, magazzini e locali di deposito, laboratori per arti e mestieri, uffici e studi privati, si prevede un contributo diretto pari al 20% del canone di locazione del mese di marzo, fino al limite massimo di 1.000 euro. Dei 7,5 milioni stanziati si usano però non più di 1.269.375 euro e la giunta cambia rotta. «Mi confronto sempre con chi è interessato dai provvedimenti – la considerazione dell’assessore –, e in questo caso la risposta è stata netta: concentrare le risorse sul fondo perduto e non procedere per un ulteriore mese con quella a favore degli sgravi delle locazioni». Di qui la decisione di un ulteriore fondo di 28 milioni (che sale a 34 con quanto avanzato dalla precedente misura) che finirà per dare ossigeno a 27mila partita Iva della regione. In questo caso gli assegni andarono dai 500 euro di guide turistiche e agenti di commercio ai 4.000 euro di alberghi, marina resort e parchi tematici, passando per i 700 euro di taxi e Ncc, i 1.000 degli ambulanti e i 1.400 di bar, ristoranti, gelaterie, pasticcerie, agriturismi, palestre, agenzie immobiliari e ogni forma di commercio al dettaglio esclusi i generi alimentari.
Passa l’estate e il virus ritorna. Con ondate ancora più pesanti che, stavolta, interessano anche il Friuli Venezia Giulia. È del novembre 2020 la terza linea targata Bini, a valere sulla legge 22/2020, altri 18 milioni principalmente per i settori ricettivo, turistico, dello spettacolo e dello sport maggiormente colpiti dalla serrata autunnale anti Covid: contributi sempre a fondo perduto da 650 a 4.800 euro con l’inserimento di qualche nuovo codice Ateco: orti botanici, giardini zoologici, riserve naturali, attività di noleggio senza operatore. Non basta perché tra zona arancione e rossa il Fvg vive altri mesi di dure restrizioni. Ed ecco che a marzo spuntano 21 milioni, da distribuire, secondo le attese della giunta, a circa 15mila beneficiari, con un riparto tra i 500 euro e i 10.000 euro per gli alberghi di montagna più in difficoltà e risorse pure per maestri di sci, filiera degli eventi, trasporto persone.
A sorpresa, tuttavia, avanzano quasi 7 milioni che Bini decide di reindirizzare su un’ulteriore linea, in risposta anche alle sollecitazioni di Confartigianato sui servizi alla persona e includendo le nuove imprese avviate nel 2020. «Abbiamo sempre lavorato in collaborazione con associazioni di categoria e diretti interessati, cercando di accontentare la platea più vasta possibile», commenta l’assessore sottolineando in particolare i passi avanti sul fronte burocratico. Autocertificazione, sportello digitale, erogazione in tempi brevi: «Abbiamo fatto quanto necessitava a imprese che si sono trovate nel mezzo di una congiuntura mai così difficile».
Barbara Satti, da 20 anni presente nel centro di Monfalcone con la sua agenzia di viaggi, è ancora in attesa della seconda tranche «promessa dal ministero del Turismo per la fine del 2020. Alcune realtà l’hanno ricevuta, tante altre no», sottolinea, ricordando come gli operatori del settore ieri si siano ritrovati in piazza a Roma per protestare proprio per i sostegni mai arrivati. «L’altro tema però – prosegue Satti – è quello della prospettiva: dall’inizio dell’autunno, in assenza di corridoi turistici, saremo punto a capo rispetto ai viaggi all’estero, cui è legata tanta parte della richiesta invernale. E un’agenzia di viaggi solo con l’Italia non sta in piedi» . Prima dell’emergenza sanitaria, l’agenzia aveva tre dipendenti, che sono tuttora in cassa integrazione. «Per ora lavoro da sola – dice Satti – e per ammortizzare le spese ho condiviso lo spazio con una tributarista, in una sorta di co-working. La domanda di viaggi è in ripresa, ma al momento per la maggior parte rivolta all’Italia». Laura Blasich
«Dalla Regione abbiamo ricevuto in tutto 2900 euro, in due tranche, una da 1500 e una da 1400 euro», spiega Alessandro Mocavero, vicepresidente della palestra Audace di Trieste: «Fondi che abbiamo utilizzato soprattutto per mettere in sicurezza gli ambienti, tra sanificazioni e altre misure anti-Covid necessarie. Ma sono stati importanti anche per le spese generali. Ci hanno dato una mano di sicuro. E mettendoli insieme ai fondi giunti a livello nazionale, siamo riusciti a pagare affitto e bollette, le voci più pesanti all’interno del bilancio, anche se la proprietà del nostro immobile - precisa - ci è venuta incontro».
Una ripartenza senza troppe perdite dunque per la struttura sportiva, grazie a una gestione finanziaria oculata. «Non abbiamo intaccato le nostre risorse per fortuna, e grazie ai contribuiti ricevuti e all’attenzione costante verso le spese i conti sono in regola». Micol Brusaferro
«Di fronte a una perdita che nel nostro caso si è attestata sul 34% (parlo del 2020, rispetto al 2019) nessun ristoro potrebbe essere sufficiente, ma non si può umanamente e responsabilmente pretendere che uno Stato, al pari di un’amministrazione regionale, si accolli totalmente le spese della pandemia, supportando per intero i danni subiti dal comparto della ristorazione e del commercio in genere - afferma Emanuela Russian, titolare della trattoria Vecia Gorizia nonché sindaco di Mossa -. Riguardo i sostegni, la Regione ha fatto davvero molto, con un servizio che, meglio del Governo, ha funzionato molto bene anche riguardo gli aspetti pratici. Ho trovato un numero verde al quale reperire le informazioni necessarie, rapportandomi con dipendenti gentili, puntuali e assai preparati. Sono stati quindi ristori abbastanza preziosi per coprire quelle spese fisse che hanno continuato a essere presenti, anche durante la chiusura». Alex Pessotto
Bene le misure di sostegno introdotte finora, ma serve qualcosa di più. Lo pensa Massimo Semeraro, titolare di Foto Mauro, negozio di fotografia che ha sede anche in un centro commerciale. «I contributi sono arrivati - spiega - qualcosina, non tanto; nel nostro caso sono andati a coprire le spese per il personale e altri costi fissi, come è successo penso per tanti altri negozi o attività in genere. Ma credo sia necessario uno sforzo in più da parte della Regione - aggiunge - proprio per i centri commerciali, che comprendono varie realtà, penalizzate dalle prolungate chiusure». Semeraro si riferisce soprattutto allo stop ai clienti nei passati week end, misura per cui «tutti abbiamo patito. Siamo stati fermi nei fine settimana da ottobre a maggio ma anche in alcuni momenti importanti dell’anno per il commercio, legati a diverse festività: insomma, proprio quando di solito si lavorava di più». Secondo l’imprenditore servirebbe un aiuto ad hoc per il settore. Micol Brusaferro
«Una bella sorpresa»: così Ilaria Fantini, titolare del Francis B&b Superior di Trieste, commenta l’arrivo dei contributi regionali. «Quei soldi sono serviti, e tanto. Li abbiamo ricevuti in tre tranche: 700, 900 e mille euro. Abbiamo deciso di investire nella sicurezza, comprando, ad esempio, i purificatori dell’aria per le stanze, nuove attrezzature per le pulizie con il vapore, e ancora disinfettanti e mascherine». Una piccola quota è andata alle spese fisse e un’altra alla comunicazione. «Abbiamo scelto di destinarli anche alla promozione della struttura: abbiamo considerato questi fondi come un investimento più che come un “tappa-buchi”, e sicuramente c’era bisogno di comunicare la ripresa in modo efficace». Una scelta che ha premiato l’imprenditrice del bed&breakfast: «La risposta c’è, rispetto a giugno 2020 stiamo registrando un andamento più vivace, stiamo ritrovando i turisti e anche parecchi stranieri. E questo ci fa ben sperare anche per i prossimi mesi». Micol Brusaferro
Per le guide turistiche i fondi stanziati finora dalla Regione sono stati una boccata d'ossigeno, considerando che il settore è rimasto totalmente fermo per mesi. «In questo caso - spiega Francesca Pitacco, presidente dell'Associazione Guide Turistiche Fvg - i contributi erogati sono serviti semplicemente per vivere. Perché non c'era altra possibilità di entrata, il lavoro si è bloccato a lungo, e non si capiva bene quando sarebbe ripreso». Segnali di ottimismo arrivano in questo periodo, con il ritorno in regione dei primi viaggiatori, italiani e stranieri, ma secondo Pitacco serve ancora un sostegno, che si può rivelare fondamentale per il comparto. «Spero che la Regione continui a investire nel turismo, ma soprattutto in quei settori che prevedono un coinvolgimento delle guide turistiche, che in questo momento stanno riprendendo un po’ alla volta a lavorare, anche se siamo ancora ben lontani dal movimento di una volta. Micol Brusaferro
A Manuel Bossi, titolare di tre locali a Trieste, i fondi regionali sono arrivati proprio un paio di giorni fa. «Non sono tantissimi - dice - ma è importante che ci siano. Per chi, come noi, è già ripartito, sono comunque un toccasana, un qualcosa in più su cui contare; per chi invece è con l’acqua alla gola costituiscono sicuramente un modo per restare in piedi». I contributi nel caso di Bossi sono stati destinati soprattutto ai fornitori, «che hanno avuto la pazienza di aspettare o di allungare i tempi - ricorda - quindi andavano saldati quanto prima, anche perché sono nostri partner. È un grande ingranaggio ed è importante rimettere tutto in moto, per far ripartire l’economia delle piccole e medie imprese coinvolte nel settore». Nel frattempo Bossi parla di una ripresa palpabile. «Per fortuna il lavoro è ripartito, Trieste si sta riprendendo ed è un buon momento. L’auspicio ora è che continui così». Micol Brusaferro
Ha ricevuto una sola tranche di contributi regionali l’Erbosteria di Trieste, piccolo ristorante gestito da Francesca Schillani insieme al compagno Matteo. «Li abbiamo subito utilizzati per le spese correnti, affitto e bollette: è un bene che ci siano stati anche se per noi purtroppo non sono stati un aiuto fondamentale». Il locale ha fatto i conti con l’impossibilità di sfruttare spazi aperti, un ostacolo alla ripresa. «Qui è impossibile posizionare fuori tavoli e sedie, siamo in una zona trafficata e questo sicuramente non ci ha dato una mano. A mio parere serviva attenzione maggiore al luogo in cui i locali si trovano. È chiaro - sottolinea Schillani - che chi può contare sui dehors ha iniziato a lavorare fin da subito, mentre altri come noi hanno fatto più fatica, tanto più avendo fatto la scelta di aprire in un rione e non in centro. Ce l’abbiamo fatta perché abbiamo 5 anni di esperienza, ma tra chi ha aperto più di recente - dice - più di qualcuno è crollato». Micol Brusaferro