Le Regioni autonome chiedono di non versare la quota di compartecipazione visto il protrarsi della pandemia. E il governatore punta a riaprire le trattative
UDINE. Le Regioni Autonome hanno chiesto allo Stato di non versare per l’anno in corso, a causa del protrarsi della pandemia, i milioni di euro previsti a titolo di compartecipazione ai meccanismi di finanza pubblica e, allo stesso tempo, Massimiliano Fedriga ha scritto – nuovamente – al ministro per gli Affari regionali Mariastella Gelmini e a quello dell’Economia Daniele Franco per chiedere di aprire, formalmente, il tavolo di rinegoziazione dei Patti finanziari in scadenza, per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia, alla fine dell’anno.
LE CIFRE IN BALLO
Cominciamo dal primo punto che riguarda, appunto, la somma che, teoricamente, la Regione dovrebbe versare allo Stato nel 2021 come stabilito dall’accordo siglato tra Fedriga e l’allora ministro delle Finanze Giovanni Tria due anni or sono. Nel dettaglio stiamo parlando di 726 milioni di euro – in realtà sono meno, visto che tra sanità e altri investimenti contenuti nel Patto un centinaio di milioni “ritorna” in Friuli Venezia Giulia – esattamente come nel 2020. Attenzione, però, perchè lo scorso anno, per venire incontro alle spese legate al primo anno di emergenza Covid, il Governo giallorosso stanziò, in assestamento di Bilancio estivo, 2 miliardi e 500 milioni di euro a favore delle Speciali.
In base all’accordo trovato tra Autonome, quindi, il Friuli Venezia Giulia ottenne 538 milioni (peraltro si tratta di oltre 100 in più rispetto alla stima di minor gettito fiscale calcolato dallo Stato a causa del Covid) utilizzati per abbattere quanto dovuto dalla Regione, portando così il fabbisogno richiesto da Roma a 188 milioni e lasciando maggiore margine di manovra alla giunta.
IL PROTRARSI DELL’EMERGENZA
Il problema è che l’emergenza pandemica si è protratta anche in questo 2021 e, dunque, il Friuli Venezia Giulia - al pari delle altre Speciali - è tornato alla carica chiedendo allo Stato, anche in virtù dei costi sostenuti per la campagna vaccinale, la sospensione del pagamento dell’ammontare dei meccanismi di risanamento di finanza pubblica.
Ora, è difficile pensare che il Governo accetti di tagliare completamente il dovuto e, probabilmente, questo lo sanno anche le Regioni. È del tutto possibile, per non dire che è molto probabile, tuttavia, che la richiesta di non versare nemmeno un euro nelle casse dello Stato serva come inizio di trattativa e che l’obiettivo finale sia quello di ottenere uno sconto corposo, oppure un pacchetto di trasferimenti diretti, così come accaduto appunto nel lo scorso anno.
LA SCADENZA
Per quanto riguarda il futuro, invece, il discorso è diverso. L’accordo Tria-Fedriga, come è noto, va in scadenza alla fine dell’anno in corso e il Governo - all’epoca in Parlamento la maggioranza era quella gialloverde - si era impegnato ad avviare le discussioni per la sua rivisitazione entro il settembre dello scorso anno.
Nel 2020, soprattutto a causa dell’emergenza Covid, non se ne è poi fatto niente, poi l’inizio del nuovo anno è stato segnato dal cambio di Governo con l’arrivo a Palazzo Chigi di Mario Draghi; ma adesso Fedriga chiede a Gelmini e Franco di intavolare una discussione, non soltanto generale, bensì specifica. Perchè, altrimenti, il rischio è quello di arrivare al mese di dicembre senza un nuovo accordo con il corollario del teorema che porterebbe, a quel punto, il Friuli Venezia Giulia a impugnare davanti alla Corte costituzionale qualsiasi richiesta, di contributo allo Stato, che fosse priva della controfirma della Regione. —