FIRENZE. L'economia toscana ha retto il colpo del Covid grazie agli aiuti statali. La pandemia non ha avuto la meglio sulle aziende toscane perché la manina pubblica è intervenuta e c'ha messo una pezza. Il rapporto sull'economia toscana 2020 elaborato da Bankitalia Firenze mette in fila i numeri delle politiche di sostegno alle aziende ma indica anche quale sia stato l'argine al rischio crollo dell'economia nel 2020: gli aiuti statali. Un intervento su tutti: i fondi di garanzia statale sui prestiti bancari. E però all’orizzonte si addensano nubi: la fase assistenzialista sta terminando, dalla moratoria fiscale al credito agevolato ai seppur insufficienti ristori. Le aziende sopravvissute al Covid grazie alla mano pubblica saranno in grado di stare in piedi da sole?
LA GARANZIA STATALE
I finanziamenti bancari con garanzia statale hanno tenuto a galla le imprese nel 2020. «Sono state ben 100mila le aziende toscane ad aver usufruito l'anno passato di un finanziamento bancario coperto dallo Stato per un valore complessivo di 10 miliardi di euro» dice Silvia Del Prete, capa del dipartimento analisi e ricerche economiche Bankitalia Firenze. Dal momento che le aziende toscane sono 320mila (fonte Irpet), vuol dire che quasi un'azienda su tre ha chiesto il prestito con garanzia statale l'anno scorso. E 10 miliardi sono una montagna di soldi, equivalgono a una richiesta venti volte superiore al 2019. Tre quarti delle aziende ha puntato sul finanziamento con garanzia statale fino a 30mila euro (il 38% delle imprese sono manufatturiere). Tutto per compensare i mancati guadagni dovuti alla pandemia.
I NUMERI DELLA CRISI
I numeri del rapporto Bankitalia parlano chiaro. In Toscana il prodotto interno è crollato oltre il 9 per cento: a soffrire di più moda e turismo (soprattutto quello straniero e delle città d'arte). Nell'industria la riduzione del fatturato è stata del 6% interessando soprattutto le piccole imprese e quelle più internazionalizzate; la diminuzione più forte è stata nel terziario (-12%). Pesante la riduzione delle vendite all'estero (-6,2%), in particolare nei comparti di moda e meccanica. E il calo delle vendite ha portato a difficoltà finanziarie e al conseguente ricorso in massa ai fondi di garanzia.
IL LAVORO E LE FAMIGLIE
La pandemia ha avuto un effetto pesante anche sull'occupazione. Il calo degli occupati (-1,3%) ha colpito soprattutto la componente femminile (-2,2%), il lavoro autonomo (-2%), i servizi, in particolar modo, commercio, alberghi e ristorazione (-4,8%). Il calo nell'occupazione dipendente ha riguardato soprattutto i contratti a tempo determinato. Per fare un esempio: gli stagionali del turismo non confermati per colpa della pandemia. E la quota di giovani non occupati, non in istruzione o formazione (i Neet), è tornata a crescere (l'anno scorso si è attestata al 17%). Non succedeva dal 2014. Il reddito disponibile delle famiglie è calato del 2,8% mentre i consumi sono scesi dell'11,9%. Si è allargata la diseguaglianza nella distribuzione dei redditi e sono cresciute le povertà. Stabile e di buona qualità il credito bancario.
SPIRAGLI NEL 2021
Eppure qualcosa si muove. Non lo dice il rapporto Bankitalia, ma una fresca indagine Istat. La riprende Silvia Del Prete: «L'Istat segnala che tutte le esportazioni con l'estero hanno ripreso a camminare, moda e meccanica comprese. Il primo trimestre 2021 segnala un ripresa di oltre il 10%». Evidentemente un rimbalzo rispetto al tonfo dell'anno scorso. L'export torna a girare sostenuto dalla campagna vaccinale e dall'allentamento delle restrizioni. Ma quando le politiche di sostegno alle imprese e le moratorie fiscali finiranno e se il blocco dei licenziamenti salterà, cosa accadrà? «Non lo possiamo valutare. Le stime ancora non ci sono» chiude il direttore di Bankitalia Firenze Mario Venturi. Ma il futuro rimane molto incerto. —
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