TREVISO. Sono giorni caldissimi sul fronte della casa perché a breve scatterà lo sblocco dei provvedimenti di sfratto sospesi per la pandemia, un provvedimento temuto ma improcrastinabile che impone anche ai servizi sociali dei vari comuni di alzare le antenne. Solo nel capoluogo sono circa un centinaio infatti le pratiche di sfratto pendenti congelate per l’emergenza covid 19.
Cento sfratti
Le 100 pratiche circa che gravano su assistenti sociali e ufficio casa dell’assessore Gloria Tessarolo, ma anche Ater di Treviso, riguardano varie tipologie di sfratto, da quelli per morosità a quelli per scadenza dei termini contrattuali. Ma tutti quanti ricadono nel grande e ribollente calderone delle disponibilità di case popolari all’interno del territorio di Treviso e di tutti gli altri comuni della provincia.
Sia Ca’ Sugana che Ater stanno provvedendo a molte ristrutturazioni del patrimonio popolare, ma di sicuro non basteranno a coprire le richieste già oggi pendenti e pure quelle future. Già, perché oltre agli sfratti congelati per la pandemia ci sono quelli maturati durante la pandemia.
Allarme Sunia
«Se mediamente ogni anno le pratiche di sfratto che registriamo sono circa 700», dice Alessandra Gava, segretario del sindacato inquilini di Treviso, «quest’anno è impossibile immaginare che possano essere altrettante. Temiamo saranno molte di più e non solamente dovute a problemi di ordine economico».
Secondo il Sunia infatti in tema di sfratti va tenuto conto anche dell’effetto del superbonus 110%. «Vari proprietari potendo accedere ai contributi e avendo contratti in scadenza si sono rifiutati di rinnovarli avviando gli sfratti per poter liberare gli immobili da riqualificare e rimettere poi sul mercato a prezzi diversi. Una situazione» prosegue, «che alimenta un zona grigia di inquilini: troppo “ricchi” per poter accedere alle case popolari, con disponibilità limitate per trovare la casa necessaria con gli attuali canoni di costo. Tutto questo è avvenuto durante la pandemia, e si va ad aggiungere agli sfratti pendenti e a quelli avviati in questi mesi per questioni economiche.
«Se pensiamo che ogni anno, a cose normali, si riescono a aiutare solo il 3% della famiglie sotto sfratto... E non si possono certo ignorare le necessità dei proprietari, magari non pagati da anni. Serve intervenire presto».
La nuova norma
Con perfetto tempismo entra in vigore ora la nuova normativa regionale in tema di accesso alle abitazioni in “emergenza abitativa”, ovvero gli immobili popolari che i Comuni mettono a disposizione delle famiglie sfrattate e senza alternative. Ca’ Sugana sta aggiornando il proprio regolamento in questi giorni. Un domani per poter ottenere una casa in emergenza bisognerà passare il vaglio di una commissione composta da polizia locale, servizi sociali, Caritas e Sunia. Intanto l’assessore al sociale Gloria Tessarolo assicura: «l comune farà quanto possibile per dare risposte alle famiglie in difficoltà. Daremo delle priorità in modo da rispondere ai casi sociali più gravi. Stiamo lavorando da mesi con il tavolo prefettizio. La dinamica dello sblocco, per sua natura non aiuta a gestire ogni caso con i tempi che sarebbero necessari. Il Comune, comunque, si occuperà solo dei casi sociali» .