Nell’affannosa ricerca di un candidato civico per Milano, il centrodestra ha anche lanciato segnali a Vittorio Feltri, il direttore di Libero, che si dice lusingato del pensiero ma si sente inadatto a un compito così impegnativo.
Interpellato dal Corriere, Feltri commenta la circostanza che lo vede inserito nella rosa dei papabili candidati. Anche se già sa che non se ne farà nulla. «Beh, in effetti la cosa mi solletica – dice Feltri – Anzi, più che solleticarmi, mi lusinga. Sarebbe un riconoscimento dopo tutti questi anni. Però, sa: io non sarei capace di amministrare un condominio, figuriamoci un po’ Milano».
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Al giornalista che gli obietta di non essere un “civico” ma un candidato schierato Feltri replica così: «È vero. Anche se nella mia vita io sono stato anche di sinistra. Negli anni sessanta, a Bergamo, ero socialista. Allora là era tutto controllato dalla Democrazia cristiana, ma a me non è mai piaciuto stare nel gruppo. Devo dire che nel Psi in quegli anni mi ero anche trovato bene, poi però è arrivato il ’68 e tutto è diventato un casino».
Nei suoi articoli Feltri non manca occasione per sollecitare il centrodestra a chiudere la partita delle candidature per le prossime amministrative. Il fatto che a Roma il ticket Michetti-Matone sia già in pista mentre Milano è restata indietro certo non gli fa piacere. E allo stesso tempo con onestà intellettuale fa capire che lui il candidato sindaco non può farlo e non lo farà.
“Io non ho mai fatto una campagna elettorale in vita mia, non so come si faccia. E poi, oltre a fare la campagna, bisogna anche vincere le elezioni. E quando le vinci, lo stipendio lascia a desiderare. Ma il fatto è che io non ho mai amministrato proprio niente”.
L'articolo Milano, anche Vittorio Feltri è in ballo. Lui: lusingato, ma non saprei da dove cominciare sembra essere il primo su Secolo d'Italia.