Questo articolo è pubblicato sul numero 26-27 di Vanity Fair in edicola fino al 6 luglio 2021
«Agisci considerando l’umanità sia per te stesso sia per gli altri non come semplice mezzo, ma come nobile fine». Questa citazione è incisa accanto a un busto di Immanuel Kant che saluta chi arriva a Solomeo. Nel borgo in provincia di Perugia vive e lavora Brunello Cucinelli, visionario imprenditore famoso per prodotti in cui l’artigianalità innovativa si sposa col prestigio del design italiano, ma forse ancora di più per il suo «capitalismo etico», un concetto che ha maturato fin da bambino, guardando il nonno e poi il padre lavorare i campi col sudore che imperlava la fronte. L’imprenditore che ha colorato il cashmere ha ripercorso la sua storia in una conversazione (visibile su myAudi.it) in cui la sua visione sui grandi temi, a partire dal modo in cui produciamo e ci spostiamo, si intreccia a quella di Fabrizio Longo, direttore di Audi Italia.
La Casa dei quattro anelli, infatti, ha deciso di andare a conoscere e raccontare personaggi accomunati dagli stessi valori e narrare le loro storie di progresso, perché – sostiene l’azienda – il futuro è una meta che possiamo raggiungere solo uniti. «United for Progress nasce proprio per raccontare questa visione», spiega Fabrizio Longo. «Quello che sta accadendo oggi nel mondo dell’auto non è neanche lontanamente parente di quello che è accaduto negli ultimi 80 anni. L’auto che è stata molto autoriferita al suo interno – il prodotto parlava, recitava, era il protagonista assoluto – si sta corredando di aspetti che sono laterali a questa visione prodotto-centrica e si sta aprendo anche a settori che erano stati laterali, ma che oggi ritroviamo nelle vetture». Che prendono il meglio da cibernetica, medicina, industria aerospaziale, tecnologia militare. Non una tecnologia fine a se stessa, «ma che ritroviamo oggi nell’abitacolo in termini di vantaggi concreti che diventano protezione sia individuale sia collettiva e stanno permeando questa nuova mobilità secondo degli aspetti che non esito a definire valoriali». Un cambiamento che, però, non arriva all’improvviso per la Casa tedesca. «Queste cose le devi sentire, non le improvvisi, e noi abbiamo cominciato a viverle 15 anni fa. Le cose che improvvisi diventano moda, quelle che pianifichi diventano un credo».
Anche Cucinelli ci introduce al suo sistema di valori: «La storia di Audi è affascinante e antichissima, la nostra, la mia ha poco più di 40 anni. Ma io penso che durante la prima parte della vita si riceva dall’umanità tutto. Noi vivevamo in campagna, non avevamo la luce in casa, lavoravamo la terra con gli animali», ricorda l’imprenditore che, spiega, fin da ragazzino si è ispirato oltre che agli insegnamenti di San Benedetto a quelli del nonno, da cui ha imparato «la cosa più nobile: miscelare profitto e dono. Quando raccoglievamo il grano la prima balla andava alla comunità. E ne facevamo solo 140, non avevamo altro. Dal mio babbo, invece, ho preso la grande idea di essere “una persona per bene”». Poi l’università, la scoperta della filosofia e la fondazione di una delle aziende più virtuose del nostro fashion system, dove la qualità del prodotto viaggia di pari passo con quella delle condizioni dei dipendenti – «Lavorare per la dignità morale ed economica dell’essere umano è stato sempre il sogno della vita», dice – e il rispetto per l’ambiente: «Oggi il contratto sociale non è più solo tra uomini, ma con la terra, con l’aria, con gli animali e con l’uomo. E dovremmo cercare che ogni cosa sia in equilibrio, in armonia col Creato».
Un’armonia che Audi da parte sua persegue con automobili che coniugano sostenibilità, estetica e tecnologia, come il nuovo suv elettrico Audi Q4 e-tron, e che per Longo va applicata anche negli ambienti urbani. «Pensate che oggi ci sono auto che dialogano coi semafori, coi parcheggi…». Ma affinché questo progresso sia per tutti, bisogna muoversi uniti. «Quello che in gergo è chiamato Car-To-X, questa comunicazione tra auto e infrastrutture, è quel salto di qualità che credo ci aspettiamo tutti e che parte dall’auto ma non finisce più nell’auto come prima, non è più un aspetto di prodotto. E la cosa meravigliosa è che c’è un tavolo virtuale intorno al quale tutto questo prende forma, dove non c’è più solo il miglior progettista o designer di auto, ma anche l’ingegnere, l’architetto, l’urbanista, probabilmente l’avvocato. Bisogna riscrivere dei codici di coabitazione di cui l’auto può essere probabilmente l’elemento di innesco, ma che richiederanno una regia multifunzionale».
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