Sale l’allerta coronavirus in Australia. A causa di un focolaio nel Nuovo Galles del Sud, infatti, le autorità hanno imposto un nuovo lockdown per tutta l’area di Sydney. Nell’ultima settimana oltre 80 persone sono risultate positive alla variante Delta, tutte legate ad un autista che ha portato gli equipaggi delle compagnie aeree dall’aeroporto della metropoli agli hotel predisposti per la quarantena.
In un primo tempo sembrava che l’amministrazione limitasse il blocco degli spostamenti a solo quattro distretti, poi però ha prevalso la direzione della cautela: il lockdown è stato quindi esteso a tutto il territorio di Sydney, obbligando quindi oltre cinque milioni di persone a restare in casa ed uscire solamente per acquistare beni essenziali, per motivi di scuola/lavoro e per fare attività fisica.
Un confinamento che – salvo modifiche – durerà due settimane: «La variante Delta si sta dimostrando un nemico ostico», ha spiegato il ministro della salute Brad Hazzard. «Noi adottiamo misure difensive, ma lui capisce come contrattaccare». Tra l’altro l’Australia è uno dei Paesi che è riuscito a contenere più efficacemente la pandemia, con 910 decessi e circa 30 mila casi su oltre 25 milioni di abitanti.
Pensare che negli ultimi mesi la situazione a Sydney, la più grande città australiana, era tornata alla quasi normalità e i casi rasentavano lo zero. Il nuovo focolaio ha colto tutti di sorpresa, inducendo le autorità all’estrema soluzione: lockdown per prendere tempo e soffocare sul nascere il possibile proliferare della variante Delta, sospendendo persino la «bolla di viaggio» con la Nuova Zelanda.
Da Wellington, infatti, hanno comunicato l’interruzione per tre giorni della «travel bubble» che – dal 19 aprile – consentiva viaggi senza quarantena fra i due Paesi. Così, mentre in Italia i contagi da variante Delta sono cresciuti dal 4,2% al 16,8% del totale delle infezioni, il premier Mario Draghi chiede cautela. «Non siamo ancora fuori dalla pandemia», ha detto dopo il Consiglio UE, «bisogna fare attenzione».
«Serve flessibilità del sistema», ha detto invece Franco Locatelli, Coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico, in merito a possibili zone rosse mirate proprio ad arginare l’espansione della variante Delta. Esattamente quello che è stato fatto a Sydney.