Contestata l’interpretazione romana che ha confermato il segretario Franzin. I fuoriusciti: «Bisognava cambiare»
TRIESTE Un terremoto che ha portato alle dimissioni dalla Fimmg di Trieste di oltre una trentina di iscritti, tra i quali tutti i dottori della Continuità assistenziale e delle Usca. Clima teso all’interno della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg) dopo il rinnovo delle cariche, che ha visto l’elezione di Dino Trento nel ruolo di presidente provinciale.
La frattura però è arrivata sulla nomina del segretario: il consiglio composto da 9 medici di base più il rappresentante della continuità assistenziale, Luca Maschietto, si è diviso equamente con cinque voti a Francesco Franzin, il segretario uscente, e altrettanti a Marina Spanu. Alla fine, secondo l’interpretazione del presidente nazionale della Fimmg, l’incarico doveva andare al più giovane e quindi a Franzin. La scelta romana ha scontentato la corrente della Spanu che unitamente a quattro componenti del direttivo – Doriano Battigelli, Natascia Giani, Olivia Giannini e Luca Maschietto – si è dimessa da carica e sindacato. Alla fine i cinque sono stati sostituiti con lo scorrimento della graduatoria, che ha portato il nuovo consiglio a sette componenti, numero sufficiente visto che il minimo è di cinque.
Hanno lasciato il sindacato anche iscritti di lunga data come Nerio Nesladek e Maurizio Pagan e il coordinatore della Continuità assistenziale e delle Usca Lorenzo Cociani, oltre alla quasi totalità degli under 45 e a tutti i medici della Continuità assistenziale. Nella lettera inviata alla Fimmg la decisione di abbandonare il sindacato viene spiegata come unica via in quanto «ritenevamo indispensabile un profondo rinnovamento del sindacato, avendo un’idea molto diversa di quello che dovrebbe essere il ruolo della Medicina generale e di come vada rappresentata la categoria».
Oggi la Fimmg resta il sindacato con il maggior numero di iscritti pur scendendo a quota 78. Il neo riconfermato segretario comunque spiega che «la dialettica e il confronto tra idee o visioni diverse sono momenti essenziali nella vita interna di un sindacato. Capita, talvolta, che non si riesca a trovare una sintesi tra posizioni diverse. È però importante che i medici di Medicina generale abbiano una rappresentanza forte, autorevole e dinamica che si interfacci con la controparte parlando una lingua sola ed esprimendo dei concetti che debbano essere il più possibile universali per la categoria. L’ampio consenso attorno alla nostra organizzazione – sottolinea Franzin – è figlio di indiscutibili risultati ottenuti nel tempo e anche di una forte e capillare rappresentanza territoriale che è e rimane l’unico strumento capace di garantire la tutela della nostra professione ai tavoli di confronto con la parte pubblica».
Il segretario, inoltre, ricorda che la sezione Continuità assistenziale era nata a Trieste: «L’uscita dal sindacato dei ventidue medici della Ca dispiace molto ma è e rimane una questione interna al sindacato. Nulla cambia per i cittadini, ovviamente». —
