UDINE. Pietro De Tommaso scultore, “poeta della perfezione”, se n’è andato improvvisamente e silenziosamente a 74 anni compiuti lo scorso 11 aprile, sabato mattina, lasciando un grande vuoto nel mondo dell’arte e della cultura cittadina e non solo. De Tommaso, artista a tutto tondo, era molto conosciuto e apprezzato anche all’estero prima che da noi, come succede, purtroppo a tanti, troppi, artisti friulani. Sportivo e amante della natura, venerdì scorso aveva fatto il suo solito giro in bici, aveva camminato con l’amata compagna di vita Patrizia, stava bene, aveva in testa numerosi progetti da realizzare e nulla faceva presagire un epilogo così drammatico. Un improvviso malore lo ha tolto alla vita in pochi secondi.
IL RACCONTO. La sua arte è lavorare il bronzo: così trasforma il tessuto in scultura
La notizia della sua scomparsa è balzata in città lasciando sgomento e incredulo chi lo conosceva. De Tommaso vivrà per sempre nelle sue sculture e nei suoi quadri. Attraverso essi si potrà entrare nel cuore e nella passione dello scultore. Una passione che ha dominato la sua vita tanto che dopo 12 anni aveva abbandonato l’insegnamento per dedicarsi soltanto e unicamente all’arte. Un’arte colta la sua che amava la ricerca e la sperimentazione. Il suo sogno, rimasto incompiuto, era quello di poter mostrare i pezzi realizzati con una tecnica di sua invenzione che riusciva a dare al bronzo la leggerezza della stoffa. L’ultima sua opera doveva essere un toro terminato una settimana fa.
Lui era soddisfatto di quel pezzo. I suoi tori erano conosciuti, ci metteva l’anima per realizzarli, stava anche oltre un mese per creare il modello, riusciva a dar loro forza quasi volessero fare un balzo dal loro piedistallo e uscire dalla materia. Negli anni aveva lavorato con altri materiali come il legno, la resina il gesso. «Io non amo il bello. Amo l’assoluto», era la sua frase, la sua bandiera, quella che pronunciava spesso come preludio alla descrizione delle sue opere, come faceva, ad esempio, per raccontare i due guanti che nel loro “assoluto” si annullano sembrando una figura femminile e una maschile che danzano. L’artista amava ricondurre le opere alla sua formazione culturale che gli permetteva di arricchire il suo linguaggio creativo. Un’espressione che trovava nella scultura in bronzo la migliore collocazione, senza trascurare anche la pittura, cui si dedicò agli esordi della sua lunga carriera, costellata di mostre mai circondate da aloni ridondanti.
De Tommaso era una persona semplice, profonda, con una forte carica umana, generosa e schietta. Di origine calabrese si esprimeva in un friulano perfetto. «La sua qualità e il suo impegno artistico vanno riconosciuti – afferma l’assessore alla Cultura del Comune di Udine, Fabrizio Cigolot –, avevamo previsto una sua personale nell’autunno 2020 alla galleria Tina Modotti rinviata causa Covid. Sono molto addolorato per la sua scomparsa, era un artista che si era ritagliato un’ampia fetta di estimatori anche all’estero. Doveroso un omaggio alla sua opera e alla sua figura».
Una figura quella di Pietro De Tommaso che amava la vita, che aveva fatto della sua casa un unicum con lo studio e la natura e, all’interno, un cielo stellato di luci come prosecuzione di quello vero. I suoi occhi vivaci incorniciati da barba e capelli bianchi, il sorriso e ogni tanto il tono polemico lo rendevano un personaggio. Martedì 27 alle 10.15 il suo feretro sarà chiuso, senza alcuna cerimonia. Lui era così, semplice, unico.