Claudio Marchisio non è mai banale. Non lo era da calciatore: la sua classe brillava e le giocate di cui era capace spesso risultavano decisive. Non lo è nemmeno come commentatore televisivo. Prima che ex giocatore e opinionista, la bandiera della Juventus è un uomo che ha il coraggio di dire ciò che pensa, con garbo, ma fermezza. Toni che caratterizzano anche il post che Marchisio ha dedicato a Silvia Piccini, la 17enne di Gradisca di Sedegliano morta dopo essere stata investita mentre si stava allenando.
L’ex centrocampista della Nazionale chiede giustizia per Silvia e la sua famiglia, si augura maggiore sicurezza per chi, ogni giorno, in sella a una bicicletta sulla strada rischia qualcosa. «Da quando ho terminato la mia carriera da calciatore mi sono appassionato al ciclismo – scrive Marchisio su Facebook –. All’inizio pensavo potesse essere un modo come un altro per tenermi in forma e per continuare a fare sport, ma non avevo capito nulla. Dalla sella della bicicletta vediamo il mondo in un modo diverso, abbiamo l’impressione di poterlo leggere e di gustarlo in ogni suo particolare. La bicicletta è un dono, capace di raccontare storie di donne e uomini. Storie di fatica e di sacrificio. Storie di passioni travolgenti e di grandi sogni».
«Silvia Piccini aveva tanto talento, una storia da insegnare e sogni da realizzare – sottolinea l’ex bianconero –. Silvia è la figlia che avremmo voluto e la campionessa che avremmo tifato. Ma soprattutto Silvia avrebbe dovuto essere ancora qui, assieme alla sua famiglia a rincorrere i suoi sogni come ogni ragazza di diciassette anni. Per questo Silvia ora merita giustizia».
Quella di Marchisio è l’ultima presa di posizione sulla morte dell’atleta del Pedale del Sile. Ce ne sono state tante per l’ennesima, tragica scomparsa di un ciclista sulla strada: parole di dolore che si coniugano a richieste di maggiore sicurezza, all’appello rivolto agli automobilisti affinché abbiano rispetto. Si è espresso in questi toni anche Michele Gazzoli, che domenica a Roma ha vinto il Gp Liberazione U23. Il bresciano della Colpack Ballan ha dedicato il successo a Silvia. «La vittoria è per lei: mando un abbraccio alla famiglia da parte mia e della Colpack Ballan. La sua perdita è una crepa nel cuore e allo stesso tempo una conferma di quello che passiamo tutti i giorni. Stare in strada è rischioso, a casa abbiamo famiglia e ci dev’essere rispetto. Da parte nostra, ma anche degli automobilisti».
Prima ancora erano arrivate le parole dei corridori friulani, in particolare di Alessandro De Marchi. Il “Rosso di Buja” ha voluto ricordare Piccini anche con l’ennesima fuga della sua carriera, nell’ultima tappa del Tour of the Alps in cui ha vinto la maglia di miglior scalatore. Col vento in faccia, una volta di più, nel nome di Silvia. —