A Fano la squadra ha dimostrato di esserci ma creando poche occasioni. Nell’ultima gara conta solo la vittoria
TRIESTE La prestazione dell’Unione a Fano, con un pari riacciuffato con merito nel finale, non ha dissolto i limiti di questa stagione. Una partenza ad handicap, la difficoltà a districarsi poi nel fittissimo centrocampo avversario, la scarsa propensione alle conclusioni nello specchio della porta, il gol subito su corner. Per contro la squadra, partita bene prima dello svantaggio, non ha mai mollato e anzi ha costretto all’apnea i marchigiani nella seconda parte della gara. Due aspetti che testimoniano carattere e anche resistenza atletica. Sono e saranno elementi fondamentali in questa fase della stagione.
L’imbarazzo nell’attaccare una squadra tecnicamente inferiore tuttavia si è visto tutto. L’impostazione a tre mediani con l’aggiunta di Sarno, bravo non adatto a lavorare in copertura nonostante la buona volontà, è stata anestetizzata dai cinque-sei uomini schierati a centrocampo da Tacchinardi. La densità e la superiorità numerica dei padroni di casa hanno tolto ritmo alla manovra dell’Unione bloccando centralmente tutti gli spazi con pochissime palle giocabili per Litteri e Gomez. È già successo in tante altre occasioni e questa difficoltà ha pesato sui punti mancanti alla Triestina per stare più vicina alle prime della classe. La ripresa invece ha mostrato un volto diverso della Triestina con due soli centrocampisti e due esterni (Sarno e Mensah). La squadra ha potuto così allargare la manovra costringendo gli avversari alla rincorsa costante e ad abbassare il baricentro della propria azione. Una delle preziose incursioni di Calvano ha capitalizzato la superiorità alabardata.
Insomma sembra evidente dai numeri come il 4-3-1-2 (specie senza l’apporto di Procaccio e Petrella) sia stato molto proficuo con le big, quando c’è da braccare e affondare l’avversario, e poco con le altre. Pillon ha la possibilità di variare e può farlo anche dall’inizio e non solo in corsa. Anche se nei play-off , almeno sulla carta, le partite saranno contro avversari meno chiusi.
Nonostante tutto il passo costante ma non irresistibile della Triestina nell’arco del girone di ritorno ha consentito di blindare il sesto posto che vale un quinto per merito del Modena che ha raggiunto l’obiettivo di essere la migliore quarta dei tre gironi. Il vantaggio di giocare due turni al Rocco (con il passare in caso di parità) non è poco.
Ma la Triestina potrebbe andare oltre andando direttamente alla fase nazionale. L’obiettivo dipende dal risultato della Feralpi di Pavanel contro il Perugia che si gioca la B. Ai gardesani basterà un punto per assicurarsi un posto ambito. L’Unione però deve fare la sua parte con il Mantova. È una di quelle partite nelle quali serve solo vincere al di là della disposizione tattica dei lombardi che avranno bisogno di un punto per essere certi dei play-off.
Il tecnico Pillon quindi può preparare con serenità il match senza quelle resistenze psicologiche legate agli equilibri e all’importanza della continuità anche a suon di pareggi.
Una gara nella quale non c’è nulla da perdere ma solo eventualmente da guadagnare appare come il miglior banco di prova per sperimentare un atteggiamento indispensabile per andare più avanti possibile nella coda della stagione. Perché nei play-off certe partite bisognerà provarle a vincerle sin dall’inizio. E questa Triestina, nonostante i suoi limiti, può farlo. —