TRIESTE Standing ovation. Il rimpianto, adesso, è quasi doloroso. Un traguardo fantastico e non poterlo celebrare come vorresti. Davanti alla tua gente. Lasciandoti travolgere dall’affetto e dagli applausi degli oltre seimila dell’Allianz Dome. Tutti in piedi, maglietta rossa e Gigi Dago a palla. E sorridere insieme su una stagione così, una corsa ad ostacoli vinta senza nemmeno dover attendere gli ultimi metri, il colpo di reni sul traguardo.
Eppure un modo ci sarà, una festa virtuale, perché la conquista dei play-off da parte dell’Allianz gli onori li merita. Non c’era niente di scontato. Alla vigilia del campionato a lottare per un posto tra le prime otto dovevano esserci altri. Hanno fatto festa anche loro, ieri. Ma per essersi salvati. Alla salvezza Trieste ci era arrivata, secondo logica, da un paio di mesi.
Non c’era niente di previsto. I play-off due anni fa arrivarono con almeno tre giocatori - Wright, Dragic e Peric - unanimamente ritenuti certezze ad alta produttività per la A italiana e un budget superiore. Adesso tre Usa sconosciuti per il basket italiano, un ottimo giocatore dalla A2 e una scommessa (Udanoh) perduta, l’unico nome davvero noto, con la fondamentale correzione in corsa di Delia. Nel parco italiani un’ala in crescita ma la scorsa estate non ancora top player e un play che comunque faceva da secondo in regia.
Non c’era niente di semplice. Le incertezze legate a eventuali scorie emotive della scorsa stagione a rischio. I 50 giorni senza una partita a causa del Covid. La mancanza di un fattore campo che a Trieste conta, eccome. Il rendimento alterno di qualche singolo, perchè non è che tutti abbiano fatto il campionato della vita.
L’Allianz è andata oltre tutto questo. Con tanti piccoli, silenziosi, miracoli quotidiani. L’ultimo: aver riguadagnato alla causa nel momento della necessità un paio di stranieri che qualche settimana fa sembravano ormai autoesiliatisi. Ravvedimento, capacità di coach Dalmasson e dello staff tecnico, la forza dei “quattro dell’Ave Maria” che sanno trasmettere a chi veste il biancorosso lo spirito di chi sa che chi gioca per Trieste non è in un posto qualsiasi. Una somma di giocatori che nel momento della verità produce sempre lo stesso risultato: una squadra. Vera. Intensa. Generosa.
Probabilmente l’Allianz, nei play-off, potrà divertirsi a fare da mina vagante. Non avrà pressioni. Potrà, semplicemente, provarci. Con il gusto di sorprendere ancora e di meritarsi la chance europea. Già, perchè le coppe sono possibili.
Ma i play-off non sono solo un punto d’arrivo. Nel corso della stagione il presidente biancorosso Mario Ghiacci in almeno un paio di occasioni ha sottolineato le conseguenze che un campionato senza pubblico comporta nelle casse di una società, chiedendo a Trieste di sostenere con convinzione la costruzione del futuro. Passata la festa, archiviate le foto e i coriandoli e abbozzando i piani tecnici del 2021/22, la pallacanestro a Trieste avrà bisogno che si faccia squadra in modo concreto anche su quel fronte. —