«Un intervento epocale che intende riparare i danni economici e sociali della crisi pandemica». Così da Palazzo Chigi hanno definito il discorso preparato dal presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi, per presentare il recovery plan che sarà inviato a Bruxelles entro fine settimana. «Sbaglieremmo tutti a pensare che il Pnrr pur nella sua storica importanza sia solo un insieme di progetti, di numeri, scadenze, obiettivi» ha esordito Draghi sottolineando che «Nell'insieme dei programmi c'è anche e soprattutto il destino del Paese» perché nel Pnrr c'è «la misura di quello che sarà il suo ruolo nella comunità internazionale, la sua credibilità e reputazione come fondatore Ue e protagonista del mondo occidentale. E' questione non solo di reddito e benessere, ma di valori civili e sentimenti che nessun numero e nessuna tabella potrà mai rappresentare». Motivo per cui «ritardi e inefficienze, peseranno sulle nostre vite e forse non ci sarà la possibilità di rimediare».
L’obiettivo d’altra parte è ambizioso: se da un lato è cruciale riparare i danni della pandemia che colpito l’Italia più degli altri Paesi europei, dall’altro è un’occasione unica per rilanciare la crescita e la produttività superando le debolezze strutturali che da decenni zavorrano la Penisola. Nel dettaglio, le riforme e gli investimenti sono corredati da obiettivi quantitativi e traguardi intermedi e sono organizzati in sei missioni con progetti che mirano ad «affrontare tre nodi strutturali del nostro Paese, che costituiscono obiettivi orizzontali dell'intero Piano. Si tratta di colmare le disparità regionali tra il Mezzogiorno e il Centro Nord, perché se cresce il Sud, cresce tutta l’Italia, e le diseguaglianze di genere e i divari generazionali».
Anche perché come ha ricordato il premier «il Pil è caduto dell' 8,7% e i giovani con le donne hanno sofferto di più il calo dell'occupazione. Le misure di sostegno hanno attutito l'impatto sociale ma questo si è sentito sulle fasce più deboli». Una missione tutt’altro che banale e per questo Draghi ha citato anche De Gasperi: «All'indomani della celebrazione del 25 aprile, vorrei ricordare le parole di uno dei padri della nostra Repubblica che nel 1943 scriveva: "Il funzionamento della democrazia economica esige disinteresse, come quello della democrazia politica suppone la virtù del carattere. L'opera di rinnovamento fallirà, se in tutte le categorie, in tutti i centri non sorgeranno degli uomini disinteressati pronti a faticare e a sacrificarsi per il bene comune". A noi l'onere e l'onore di preparare nel modo migliore l'Italia di domani».
Tra le misure il premier si è soffermato anche sull’ecobonus del 110%: «Non c’è nessun taglio. Scade nel 2022, ma il governo si impegna a prorogarlo fino alla fine del 2023 con la legge di Bilancio». Nel complesso le risorse garantite dal piano di ripresa della Ue sono pari a 191,5 miliardi a cui si aggiungono ulteriori 30,6 miliardi di euro per il finanziamento di un Piano nazionale complementare e altri 26 miliardi fino al 2032 «da destinare alla realizzazione di opere specifiche. E’ poi previsto il reintegro delle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione, utilizzate nell'ambito del dispositivo europeo per il potenziamento dei progetti ivi previsti per 15,5 miliardi. Nel complesso potremo disporre di circa 248 miliardi di euro».
Una misura che dovrebbe avere «effetti significativi sulle principali variabili economiche: nel 2026 il Pil sarà di circa 3,6 punti percentuali superiore rispetto a uno scenario di riferimento che non tiene conto dell'attuazione del Piano. Ne beneficia anche l'occupazione che sarà più elevata, di 3,2 punti percentuali rispetto allo scenario base nel triennio 2024-2026» dice Draghi spiegando come le riforme ipotizzino «un'elevata efficienza degli investimenti pubblici effettuati, ma non quantificano l'ulteriore impulso che potrà derivare dalle riforme previste dal Piano e per quanto riguarda l'occupazione femminile e giovanile non tiene conto della clausola di condizionalità trasversale a tutto il Piano».
Grande attenzione anche al tema della concorrenza: «Il Piano vuole impegnare governo e Parlamento a una continuativa e sistematica opera di abrogazione e modifica delle norme che frenano la concorrenza, creano rendite di posizione e incidono negativamente sul benessere dei cittadini. Questi principi sono essenziali per la buona riuscita del Piano: dobbiamo impedire che i fondi che ci accingiamo a investire finiscano soltanto ai monopolisti. A questo fine – ha detto Draghi – assume un ruolo cruciale la legge annuale sulla concorrenza. Prevista nell'ordinamento nazionale dal 2009, ma realizzata solo una volta».
Ecco nel dettaglio le sei missioni del Recovery.
Digitale. La prima missione è focalizzata sul digitale, innovazione e cultura: un progetto per il quale sono stati messi a disposizione 50 miliardi di euro. «L'obiettivo principale è promuovere e sostenere la trasformazione digitale e l'innovazione del sistema produttivo del Paese».
Scuola e ricerca. Nel piano del premier ci sono 32 miliardi di euro per l’istruzione e la ricerca con la diffusione di modelli innovativi tra università e imprese. «Gli interventi principali - elenca il premier - riguardano il miglioramento qualitativo e ampliamento quantitativo dei servizi di istruzione, a partire dal rafforzamento dell'offerta di asili nido, scuole materne e servizi di educazione e cura per la prima infanzia».
Lavoro e parità di genere. A sostegno delle politiche attive del lavoro e della formazione, all'inclusione sociale e alla coesione territoriale sono stati destinati oltre i 22 miliardi, mentre ulteriori 7,3 miliardi di interventi beneficeranno delle risorse di React-Eu. Il premier spiega come sono state «introdotte misure a sostegno dell'imprenditorialità femminile e un sistema di certificazione della parità di genere che accompagni e incentivi le imprese ad adottare politiche adeguate a ridurre il gap di genere».
Infrastrutture. Oltre 31 miliardi saranno destinate alle opere infrastrutturali previsto anche il completamento dei principali assi ferroviari ad alta velocità ed alta capacità (per una spesa stimata in 13,2 miliardi), l'integrazione fra questi e la rete ferroviaria regionale e la messa in sicurezza dell'intera rete. Grande attenzione agli investimenti al Sud.
Rivoluzione verde. Sul piatto il governo ha messo quasi 70 miliardi di euro: «Il nostro Paese è più esposto di altri ai cambiamenti climatici. La missione migliora la sostenibilità del sistema economico e assicura una transizione equa e inclusiva verso una società a impatto ambientale pari a zero».
Salute. «Le riforme e gli investimenti proposti con il Piano in quest'area hanno due obiettivi principali: rafforzare la prevenzione e i servizi sanitari sul territorio e modernizzare e digitalizzare il sistema sanitario, al fine di garantire un equo accesso a cure efficaci. La dotazione per questa missione è complessivamente di 18,5 miliardi, di cui 15,6 relativamente a finanziamenti Rff e 2,9 di risorse nazionali».