Ieri la pronuncia della giuria popolare, da lunedì la sentenza sul carcere a vita Ma non è colpevole di banda armata: resta il buco nero su chi l’aiutò a fuggire
«Colpevole», per aver ucciso tre volte, con crudeltà. Sparando a due mani, «come un mitra» aveva detto lui stesso, alla schiena ai due agenti della Guardia civil, Víctor Romero, 30 anni, e Víctor Jesús Caballero, 38 anni, e una volta a terra giustiziati con altrettanta crudeltà. La stessa usata per uccidere l’allevatore José Luis Iranzo, 40 anni, colpito mortalmente al cuore, e poi finito anche lui con un altro colpo.
Consapevolmente
La giuria popolare del tribunale di Teruel, in Spagna, non poteva avere dubbi: Norbert Feher, Igor il russo, è «colpevole» dei tre omicidi, commessi «consapevolmente, volontariamente, con tradimento e con l’obiettivo di non essere scoperto per tutto ciò aveva commesso in precedenza». La pronuncia della giuria è arrivata ieri mattina, dopo 24 ore di riunione e discussione in cui i 9 giurati (quattro uomini e cinque donne) hanno raggiunto il verdetto pressoché all’unanimità. E la presidente della giuria, provata dal dolore quando ha parlato delle vittime, ha spiegato al presidente del tribunale le ragioni della decisione. Ora il presidente, il giudice Fermín Hernández, dopo aver sciolto il processo, da ieri è in camera di consiglio per decidere la pena, quantificarla. Anche se sembra ovvia, visto il processo e i crimini di Igor. La procura, la pm Carmen Continente, ieri ha ribadito per questo caso gravissimo la necessità della condanna della prigione permanente da rivedere, una sorta di ergastolo italiano, ma da revisionare in corso di detenzione (solo dopo 30 anni). Quel che è certo è che Igor non uscirà più vivo da un carcere. Questa è una certezza umana, anagrafica. E anche giudiziaria. Perché oltre l’ergastolo spagnolo lo attende anche quello italiano per altre due vittime, uccise con crudeltà, a Ferrara e Bologna: Valerio Verri, la guardia ecologica uccisa nel Mezzano quando Marco Ravaglia, l’agente della Polizia provinciale, sopravvisse fingendosi morto e Davide Fabbri, il barista di Riccardina di Budrio, dove Igor andò per una rapina. La sentenza finale spagnola sembra già scritta: le richieste sono di 25 anni per ciascuno dei tre omicidi, 75 anni che diventano prigione a vita col codice penale spagnolo, applicato di rado. Ma la sentenza uscirà da lunedì prossimo.
Non colpevole
Dietro il verdetto di ieri, però, un retroscena, la non colpevolezza di Igor solo per il reato di “banda armata”. La giuria ha ritenuto non provata la sua partecipazione a un’organizzazione criminale, almeno quella che si ipotizza (sulla base di dichiarazioni di altri mai riscontrate da prove certe) lo avesse aiutato a fuggire dall’Italia e poi aiutato in Spagna: la giuria lo ha ribadito «non abbiamo avuto prove dalle autorità, non hanno trovato riscontri, né li hanno portati al processo». In Spagna come in Italia, resta il “buco nero” su complici e fiancheggiatori. Che il processo spagnolo non è riuscito a riempire come del resto fecero indagini e processi italiani. –
Daniele Predieri
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