foto da Quotidiani locali
ROMA. Il “caso Macina” irrompe nell’Aula della Camera. A puntare il dito contro la sottosegretaria pentastellata alla Giustizia è innanzitutto la Lega, che torna a chiederne le dimissioni ma poiché, è la convinzione, non lascerà mai l’incarico, sta alla Guardasigilli Marta Cartabia intervenire e «licenziarla», afferma il leghista Flavio Di Muro. Anche Forza Italia, Italia viva e Fratelli d’Italia chiedono l’intervento della ministra della giustizia.
A far finire sul “banco degli imputati” la sottosegretaria è l’intervista rilasciata sul video del cofondatore del Movimento 5 stelle, Beppe Grillo, a difesa del figlio accusato di stupro assieme a tre amici. Nell’intervista Anna Macina insinua il dubbio che l’avvocato della ragazza che ha denunciato la violenza, la senatrice leghista Giulia Bongiorno, in quanto legale, abbia mostrato a Matteo Salvini un video che, a detta di Grillo, scagionerebbe il figlio, accusando Bongiorno di uso politico di prove processuali.
A portare il caso all’attenzione dell’Assemblea di Montecitorio è il leghista Di Muro che chiede di intervenire e esordisce criticando duramente la sottosegretaria M5s, che «addirittura insinua l’uso politico» di una prova processuale da parte di Bongiorno, «tanto da attaccare il difensore di una donna che ha subito una violenza sessuale. È assolutamente inaccettabile oltre che goffo e ridicolo. È normale che un esponente di governo anziché preoccuparsi delle priorità del Paese si dedichi alle teorie complottiste? È normale che un sottosegretario alla Giustizia prenda posizione pubblica in un processo ancora in corso? Una situazione grave, chiediamo l’intervento del ministro Cartabia».
D’accordo Forza Italia che con Pierantonio Zanettin stigmatizza la vicenda: «Anche noi siamo rimasti basiti leggendo l’intervista di Macina, sono dichiarazioni improprie e inaccettabili, la nostra solidarietà a Bongiorno. Se fosse vero» ciò che insinua la sottosegretaria, «sarebbe una cosa gravissima, e infatti Bongiorno querelerà Macina. Ma è ancor più grave dal punto di vista istituzionale, il fatto che queste accuse arrivino da un sottosegretario, che rappresenta tutta la maggioranza e noi lo diciamo subito che non ci sentiamo rappresentati e invochiamo l’intervento del ministro, trovi il modo di sanare questa sgrammaticatura istituzionale perché la cosa non può finire così».
Tommaso Foti di Fratelli d’Italia incalza: «Se Macina non si dimette dovrà essere il parlamento con una mozione di invito al presidente del Consiglio a fare in modo che la sottosegretaria lasci l’incarico che con poco senso dell’onore ha ricoperto finora».
Gli fa eco Marco Di Maio di Italia viva: «È molto grave quanto accaduto, incompatibile con la permanenza in quel ruolo, è necessario che Macina abbia un ripensamento sul suo ruolo e che anche la sua forza politica prenda le distanze».
Il dem Stefano Ceccanti tenta di stoppare il dibattito e riportare la discussione sul Documento di economia e finanza: «Siamo qui convocati su un altro tema all’ordine del giorno, se si vuole fare un dibattito si calendarizza». Ma il presidente di turno Fabio Rampelli osserva: «È stata richiamata la presenza parlamentare della ministra Cartabia», quindi tutto regolare.
In difesa di Macina si schiera infine il pentastellato Eugenio Saitta: «Intervengo solo per chiarire che non c’è stato nessun atto di accusa nei confronti dell’avvocato Bongiorno, semmai c’è stato un travisamento di quelle che sono le domande, e un legittimo dubbio, poste dalla nostra sottosegretaria. Un dubbio legittimo che nasce dalle dichiarazioni intv di Matteo Salvini». —