Giovedì 22 aprile si è vissuta la giornata mondiale della Terra istituita dalle Nazioni Unite nel 1970. In questi 51 anni la situazione è notevolmente peggiorata a causa dell’errato e insostenibile modello di sviluppo che arricchisce pochi e impoverisce i più; che usurpa, sfrutta, inquina l’ambiente; e ancora a causa di rinvii, titubanze, mancanza della determinazione necessaria a modificare pensiero, progetti, atteggiamenti e decisioni nonostante nel contempo la crescita su tutto il pianeta di persone sensibili e impegnate, con attenzione particolare ai giovani, al movimento iniziato da Greta Thunberg che ha coinvolto milioni di loro; esempi significativi e ammirevoli di cui essere grati anche nella nostra regione come Aron Cosentino che con il suo impegno ha evitato la collocazione di una centralina idroelettrica sul torrente Alberone e Elisa Merlino che a Primulacco ha difeso da ruspe e camion i prati stabili di grande importanza ecologica. E poi gruppi, movimenti, Legambiente.
Il sistema inaccettabile in cui ci troviamo uccide quotidianamente migliaia persone e altri esseri viventi, modifica negativamente l’ecosistema che è la casa comune di tutta l’umanità. Diversi scienziati considerano il coronavirus come un prodotto del disequilibrio nelle relazioni fra ambiente, animali, esseri umani. Le gravissime e diffuse conseguenze sono il cambiamento climatico con l’effetto serra e l’aumento del calore, l’innalzamento del livello dei mari e il loro inquinamento, lo scioglimento dei ghiacciai, l’abbattimento delle foreste, la desertificazione, le piogge acide, la scarsità d’acqua e il suo ostinato utilizzo per l’energia; anche nella nostra Carnia persone, movimenti e associazioni cercano di preservare i corsi d’acqua e i laghi e l’equilibrio dell’ambiente vitale. E ancora si pensi alle monoculture da parte di multinazionali che cacciano le comunità, agli incendi che accomunano la foresta amazzonica polmone del Pianeta e la Siberia come è avvenuto nel 2019 a causa della siccità; ancora l’insensata cementificazione dei territori di cui abbiamo evidenza sotto i nostri occhi la terra deposito di rifiuti tossici.
Nel 2015 ci sono stati due momenti importanti per tutto il Pianeta: a dicembre l’accordo di Parigi sul clima e l’Enciclica “Laudato sii” sulla cura della casa comune di papa Francesco per un’ecologia integrale. Il riferimento a Francesco di Assisi, al suo Cantico delle creature è profondamente motivato. È sorprendente la sintonia del sentire e del linguaggio che derivano dallo Spirito universale. Francesco chiama fratello sole, sorella luna e le stelle, fratello vento, sorella acqua, sorella nostra madre terra: è lo stesso sentire ed esprimersi di diverse comunità del Pianeta; è preghiera, profezia, contemplazione, vincolo all’impegno di salvaguardia e di cura.
Papa Francesco denuncia la situazione: il Pianeta e tutto l’ampio, articolato, vivente ecosistema variamente composto non può continuare a subire violenze, soprusi, inquinamenti: «mai abbiamo maltrattato e offeso la nostra casa comune come negli ultimi due secoli»; si attua «una gravissima iniquità quando si pretende di ottenere importanti benefici facendo pagare al resto dell’umanità presente e futura gli altissimi costi del degrado ambientale. L’attuale sistema mondiale è insostenibile da diversi punti di vista perché abbiamo smesso di pensare ai fini dell’agire umano. Se la tendenza attuale continua, questo secolo potrebbe essere testimone di cambiamenti climatici inauditi e di una distruzione senza precedenti degli ecosistemi, con gravi conseguenze per noi tutti».
Questa attuale drammatica situazione non è conseguenza di un fato avverso ma è causata da un modo di pensare e agire guidato in modo evidente dall’antropocentrismo, dalla tecnocrazia, dall’onnipotenza della finanza. L’antropocentrismo per cui l’essere umano si sente al centro, al di sopra, signore e padrone, legittimato a qualsiasi azione deriva da una errata interpretazione del racconto della creazione che legittima il dominio e non sollecita invece alla custodia, premura e cura di tutti gli esseri viventi, dell’intero creato. A questa interpretazione deviante si è connesso l’assoluto scientifico che ulteriormente innalza l’uomo a signore, dominatore, libero di usufruire, utilizzare, spadroneggiare una realtà resa oggettiva, al di fuori di sé, sganciata da ogni vincolo di relazione che non sia l’utilizzo utilitarista e quantitativo senza porsi interrogativi etici e considerare le conseguenze delle proprie azioni.
Con il passare del tempo l’assoluto scientifico è stato supportato e rafforzato dall’assoluto tecnologico per cui si può parlare di tecno scienza. Essa certo può migliorare come ha fatto aspetti della vita ma dal momento in cui si è resa indipendente ha sottomesso economia, politica, ambiente naturale in vista dell’accumulo di beni materiali ed è così diventata tecnocrazia con la ferrea linea di dominio su tutto e tutti con «la frammentazione del sapere fino a perdere il senso della totalità e la negazione del valore intrinseco di ogni essere vivente, anche dell’essere umano seguendo il presupposto della disponibilità infinita dei beni del pianeta con la follia di un’economia fondata su produzioni e consumi illimitati in cui la finanza diventa assoluto e soffoca l’economia reale».
Nell’enciclica Papa Francesco comunica l’intima relazione fra le sofferenze della madre terra e quella dei poveri; per cui si ascolta «tanto il grido della terra che quello dei poveri». I poveri senza terra, gli 800 milioni senza acqua potabile, i poveri costretti ad emigrare come profughi ambientali: se ne prevedono nel 2050 250 milioni. Il cambiamento è più che mai necessario e urgente. Come porci, come agire? Oggi si parla di transizione ecologica: è indispensabile ma si farà veramente con decisioni che non pongano ancora una volta il guadagno e il profitto come scopo principale? Non si tratta, dice Papa Francesco, di una riforma ma di «cercare un nuovo inizio» assumendo in modo radicale il nuovo paradigma della relazione che sostituisca quello della superiorità, della dominazione e dello sfruttamento. Siamo piccole parti di un tutto, non staccati e collocati nella nostra presunzione antropocentrica di dominatori e sfruttatori; la terra, l’ambiente con tutte le espressioni della vita non sono oggettivabili al di fuori di noi, ne siamo parte nelle interconnessioni e interdipendenze.
Ci sta davanti un progetto di una nuova umanità, di una ecologia integrale che riguarda tutti gli ambiti: ambientale, sociale, culturale, spirituale, economico e politico; fondamentale è il processo educativo per favorire “una cittadinanza ecologica” e un nuovo stile di vita personale e comunitario. Le esperienze positive dal basso dovrebbero incalzare con forza positiva la politica e le istituzioni compromesse, oscillanti e attendiste. Sono molto importanti il dialogo, la collaborazione continua fra spiritualità e culture diverse. Il progetto è arduo e potrebbe scoraggiare data la sua vastità; Papa Francesco ci parla della necessità di convinzioni profonde e della sapienza di andare oltre l’attesa dei risultati immediati perché il bene si diffonde anche in modo inatteso. Siamo chiamati alla nostra responsabilità, a prenderci a cuore e cura della casa comune in cui tutti abitiamo.
