MANTOVA. Il rientro a casa al massimo alle ore 22 come vero spauracchio della stagione estiva. Dopo essersi concessi un parziale sospiro di sollievo in seguito all'annuncio delle riaperture in zona gialla rafforzata, gli operatori del mondo della ristorazione, del turismo e dell'intrattenimento guardano con preoccupazione al mantenimento di una delle norme maggiormente invise ai più: il coprifuoco. Difficile, se non impossibile, far conciliare in estate questa limitazione con il desiderio delle persone di uscire e di vivere all'aria aperta le ore più fresche della giornata e con le esigenze lavorative degli esercenti, segnati da più di un anno di lavoro a singhiozzo. Per molti, ripartire in questo modo ha poco senso.
«Il coprifuoco alle 22 è una limitazione importante, tanto che le attività che lavorano solitamente la sera rischiano di non aprire nemmeno – spiega Giampietro Ferri, ristoratore e presidente Fipe Confcommercio Mantova –. Già in molti non ripartiranno in quanto sprovvisti di spazi esterni. Se aggiungiamo anche il coprifuoco, il quadro rischia di essere insostenibile. In questo modo si blocca tutto il sistema. Più che riaperture, sembrano chiusure».
Difficile pensare ad un cambio di abitudini. «Non abbiamo lo stile di vita delle nazioni del nord Europa, nessuno cena alle 19. In estate la cena è per un ristorante il momento più importante. La gente viene per rilassarsi. Se qualcuno deve fare qualche chilometro, è costretto ad alzarsi da tavola prima delle 21. C’è un po’ di rassegnazione nella categoria, anche perché sono sempre stati seguiti tutti i protocolli che ci sono stati indicati. Speriamo in un allentamento di questa misura». Timore per la stagione estiva viene espresso anche dagli albergatori.
«Non si può dare sempre addosso alle stesse categorie per coprire le difficoltà della riorganizzazione dei trasporti o della campagna vaccinale – commenta Gianluca Bianchi, presidente Federalberghi Confcommercio –. Soprattutto se sono sempre state rispettose delle regole. Draghi è una persona che stimo, ma sul tema coprifuoco la norma è da rivedere. Un ristorante all'aperto, con i tavoli distanziati, non crea problemi a nessuna ora. Il problema sono gli assembramenti? Si diano regole chiare, si facciano controlli e si punisca chi sbaglia. Con un coprifuoco alle 22 come si fa a fare programmazione? Chi visita le città? Le persone che si muovono per turismo vogliono provare sensazioni positive, cercano serenità e ospitalità. Con queste regole, è peggio dell'estate scorsa. Io, ad esempio, aprirò il mio hotel in piazza Sordello ad inizio maggio. Se il giro sarà modesto, però, sarò costretto a richiudere poco dopo».
Spera in un allentamento delle misure anche il mondo dell'intrattenimento. «Il Covid miete tante vittime e come cittadino sono il primo a dire che serve prudenza – premette Paolo Protti, titolare dei cinema Ariston e Cinecity e presidente del teatro Sociale –. Come titolare di attività, però, devo aggiungere che un coprifuoco alle 22 crea un danno al settore che non può essere prolungato a lungo nel tempo. Se si avanza con i vaccini, spero che tra un mese possa essere spostato alle 23, per passare alle 24 ad inizio luglio. Diciamo che le 23 sarebbero un brodino indispensabile, le 24 una situazione quasi ottimale. Manca la programmazione, ci devono dare date certe».
Sul tema interviene anche Confesercenti, con le parole del vice presidente Stefano Solci. «Si riapre dal 26 aprile? E’ stato un annuncio che ha illuso e rasserenato baristi e ristoratori ma sta diventando un incubo. A registrare un rallentamento delle restrizioni, lunedì, sarà meno di un ristorante o pub su due, quelli che hanno a disposizione uno spazio all’aperto. E nei bar la quota è inferiore. Sono moltissime le contraddizioni che emergono dalle azioni di governo, perché è previsto che altri locali al chiuso, come le stazioni di servizio, possano tranquillamente permettere il consumo all’interno». —
