Il processo per la morte di Mariangela Calligaro partirà il 17 giugno a Salerno. Il sindaco di Praiano rinviato a giudizio con l’accusa di omicidio colposo
BELLUNO. Risucchiata da un’onda anomala. Il sindaco finisce a processo. La consulente finanziaria Mariangela Calligaro, 55 anni, morì durante un’uscita sulla passeggiata Terramare di Marina di Praiano, in provincia di Salerno, il 2 gennaio 2018.
Il primo cittadino di Praiano, Giovanni Di Martino è stato rinviato a giudizio per omicidio colposo e il Comune rischia di dover pagare un pesante risarcimento danni. Di Martino è stato indagato dalla Procura della Repubblica perché non avrebbe allestito un’adeguata segnaletica nella parte inferiore di un percorso che non ha protezioni efficaci, in uno dei luoghi più suggestivi e panoramici della Costiera Amalfitana.
La prima udienza del dibattimento è in calendario per il 17 giugno, davanti al giudice De Lucia. Il marito della donna Carlo Talamini e i fratelli Franco e Marcello si sono costituiti parte civile con gli avvocati Marco Cappelletto e Giovanni Ruberto, che hanno già chiesto la citazione del responsabile civile, ovvero il Comune di Praiano.
I legali hanno già quantificato i risarcimenti, che però dovranno essere decisi del Tribunale civile: 2 milioni 800 mila euro per Talamini e 320 mila euro per ciascuno dei fratelli. Sono 26 i loro testimoni da ascoltare, oltre a quelli del pubblico ministero Penna e della difesa.
Insieme a Talamini e Calligaro, c’erano gli amici Nicola Zeggio e Nicoletta Bressa. La loro vacanza in Campania era cominciata a Capodanno e sarebbe dovuta durare ancora per qualche giorno. I quattro alloggiavano in un bed and breakfast ed erano attrezzati per fare trekking. Quasi per caso avevano deciso di fare quella passeggiata, durante la quale furono travolti da una grossa onda.
Secondo la ricostruzione dell’epoca, Talamini e Calligaro erano stati trascinati al largo e recuperati dal gommone della Guardia costiera. La donna era priva di sensi e non era bastata una mezz’ora di tentativi di rianimazione per salvarle la vita. Con ogni probabilità la causa del decesso era da attribuire a un violento colpo al volto contro la balaustra. Il medico legale del 118 di Salerno non aveva potuto fare altro che costatarne il decesso per arresto cardiocircolatorio. Zeggio, invece, l’unico a non essere stato risucchiato dall’onda, si era tuffato per salvare la moglie, rimasta aggrappata a una boa. La donna era in leggera ipotermia, ma stava bene.
Più o meno la stessa cosa era successa nel gennaio 2009 alla 37enne napoletana di origine somala Manuela Castaldo e anche questo avrebbe dovuto spingere il sindaco a provvedere. Un cartello è stato sistemato solo dopo che si era consumata la seconda tragedia. Nell’immediatezza dei fatti, Di Martino avev afatto le sue condoglianze ai familiari e il giorno dopo si era difeso dall’accusa: «Su quella strada c’è il segnale di pericolo in caso di mareggiate, purtroppo c’è stata un’imprudenza. Difficile poter chiudere la strada».
Le indagini sono state svolte dai carabinieri della Compagnia di Amalfi con il capitano Martina e dalla Capitaneria di Porto con il comandante Menna.
Il pm Penna ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio, tra un rinvio e l’altro per il Covid-19 o per legittimo impedimento del giudice per le udienze preliminari. A giugno la prima udienza del dibattimento. —