Anche in regione le categorie più colpite dalla crisi chiedono date certe per riaprire. Sollecitati vaccini a tappeto per gli operatori turistici e coprifuoco posticipato
TRIESTE Gli albergatori chiedono di vaccinare subito il personale per offrire garanzie ai turisti che sperano di veder arrivare in estate. I ristoratori domandano di allungare il coprifuoco, lavorare di sera e poterlo fare anche al chiuso con capienza ridotta. Le categorie più colpite dalla pandemia pretendono una data certa per ricominciare a lavorare e attendono le decisioni del governo sulle riaperture, ormai certe per inizio maggio. Oggi il presidente Massimiliano Fedriga coordinerà il tavolo delle Regioni da cui usciranno le proposte dei governatori per tentare di riavviare in sicurezza le attività.
L’esecutivo nazionale vuole allentare i divieti davanti all’abbassamento della curva dei contagi e alle proteste degli imprenditori che punteggiano l’Italia in questi giorni. Le scelte saranno fatte probabilmente la prossima settimana e, nella nuova veste di presidente della Conferenza delle Regioni, Fedriga è a Roma da ieri per preparare il lavoro della commissione istituita sulle riaperture. Il governatore del Fvg era stato molto attivo sul tema anche nella primavera scorsa e da settimane invoca la limitazione dei vincoli: «La stagione dei divieti – dice – non può continuare. Bisogna aprire e avviare la stagione delle regole ferree. I no ora non servono perché i cittadini sono esasperati: hanno sposato con convinzione i divieti per mesi, ma ora il rischio è che le persone aggirino le regole se non c’è un allentamento».
La Conferenza affronterà i nodi dei pubblici esercizi, palestre, piscine, teatri, cinema e spettacoli dal vivo. Le Regioni hanno una prima serie di proposte, per comporre il dilemma che contrappone economia e salute: si comincerà chiedendo al governo locali in funzione anche di sera sfruttando gli spazi all’aperto e spostamento del coprifuoco alla mezzanotte, aspettando invece segnali su attività culturali e sportive.
Non è però ancora chiaro se il premier Draghi opterà per una linea prudente o un allentamento più marcato, pur all’interno di regole che continueranno a essere stringenti. Ma la bella stagione è considerata un’alleata e anche i più cauti come il ministro Speranza si dicono pronti a riaprire. Al momento è in campo da una parte l’ipotesi più permissiva di una zona gialla che preveda attività diurne per i locali e ripartenza anche per cinema, teatri, fiere, congressi, palestre e piscine. Dall’altra parte c’è l’idea di far lavorare solo i locali all’aperto fino a metà maggio, valutando l’ammorbidimento del coprifuoco nella seconda parte del mese sulla base dei dati sanitari e delle vaccinazioni.
In Friuli Venezia Giulia non si sono viste le manifestazioni e gli scontri visti in altre parti del paese, ma le imprese chiedono risposte immediate. «Eravamo pronti a lavorare in sicurezza quando ci hanno chiuso e siamo pronti a farlo adesso», dice il presidente regionale dei pubblici esercenti Bruno Vesnaver, secondo cui «devono darci una data e farla finita con le zone colorate. Vogliamo aprire a pranzo e a cena nel rispetto delle regole». Il numero uno della Fipe sottolinea la necessità che lo Stato le faccia rispettare: «Devono farci riaprire con urgenza, lavorando su prenotazione e solo con clienti seduti. Chi può lavorare all’aperto lo farà e speriamo che i Comuni ci facciano allargare con gazebo e ombrelloni, ma vorremmo poter avere anche una capienza del 30% al chiuso. Non so cosa decideranno sul coprifuoco, ma il punto è che devono fare più controlli dove ci sono assembramenti: dicono di non avere uomini per controllare, ma non possiamo essere incolpati noi per la disorganizzazione altrui, visto che lavorano tutti tranne i locali. Partiamo con un rodaggio a maggio, ma non si esageri come l’anno scorso o a settembre torneremo punto e capo».
A sollecitare una ripartenza è pure la Coldiretti Fvg, che sottolinea come la chiusura di bar e ristoranti stia pesando sui produttori di vino: «Circa 200 milioni di litri di vino in più rispetto allo scorso anno giacciono invenduti nelle cantine italiane. Le giacenze sul territorio ammontano, a fine marzo, a 2 milioni di ettolitri: l’equivalente di una vendemmia».
Guerrino Lanci, presidente di Federalberghi Trieste, sottolinea che «abbiamo bisogno di date certe e di sapere soprattutto quando gli stranieri potranno viaggiare. Serve poi una campagna di comunicazione internazionale perché all’estero siamo visti come incompetenti: i turisti vanno rassicurati sul fatto che qui si può venire in sicurezza». Qualche prenotazione sta arrivando dall’Italia e dall’estero, ma l’albergatore spiega che «è tutto labile perché dobbiamo consentire la cancellazione fino all’ultimo giorno». Lanci chiede al governo di fare un’eccezione sul piano vaccinale basato sulle fasce anagrafiche: «Serve personale tutto immunizzato per poter lavorare». Ma ci sono anche altre idee, come «la possibilità per gli italiani di detrarre le spese per il turismo in Italia e la concessione agli albergatori di mutui ventennali, con tassi a zero e garanzie statali. I ristori hanno coperto il 3% delle nostre perdite e non possono bastare». A questo proposito, la giunta Fedriga varerà domani il quarto bando per i ristori che includerà alcuni codici finora esclusi, partite iva e lavoratori dello spettacolo, oltre ad aver sbloccato 15 milioni da ripartire tra i Confidi regionali per dare garanzie per l’accesso al credito delle pmi regionali.
