MANTOVA. Lo voleva fortissimamente Ivan Juric in quella campagna di mercato 2014/15 per dare peso e qualità a un attacco biancorosso piuttosto leggerino anche nei numeri. Non se ne fece nulla e Gianmarco Zigoni, oggi 31enne, ha dovuto aspettare sei anni per approdare in riva al Mincio a gennaio nel Mantova di Troise. «Ricordo bene che fu lo stesso Juric a chiamarmi - sorride Zigoni -, mi conosceva dai tempi della Primavera del Genoa. Alla fine invece scelsi la Spal e col senno di poi devo dire che andò bene perché fui coinvolto in un bel progetto».
Dopo quasi tre mesi di Mantova qual è il suo bilancio personale?
«Beh, sono sincero: probabilmente mi aspettavo qualcosa di più da me stesso. Anche soltanto dal punto di vista dei gol realizzati (uno solo a Imola, ndr). Mi spiego: con i ragazzi mi trovo benissimo, un gruppo sano formato da tanti giovani che hanno una cultura positiva del lavoro. In realtà è la prima volta che cambio squadra a gennaio e mi sono accorto che non è facile entrare negli automatismi già rodati e nelle idee consolidate. Ho cercato di aiutare il gruppo in altri modi e però restano ancora 4 gare più, speriamo, i playoff».
Ora si entra nella fase decisiva e magari l’esperienza di Zigoni può fare la differenza?
«Me lo auguro. Erano alcuni anni che non tornavo in C e già da settembre a gennaio nel Novara mi sono reso conto che è un campionato duro, totalmente diverso dalla B. Con tante squadre non facili da battere nel contesto di un torneo equilibrato. In effetti anche noi del Mantova, salvezza a parte, ci giochiamo i playoff in un mese».
Lei è uno dei tanti figli d’arte della storia del Mantova: com’è il rapporto con suo padre Gianfranco?
«Caratterialmente lui era diverso in campo, molto più estroso anche perché a differenza di me era una seconda punta. Io forse sono più tranquillo e gioco anche in un calcio diverso. Non so dire se sia stato lui a spingermi a fare il calciatore, perché sostanzialmente mi ha sempre lasciato libero di decidere. Forse qualche volta all’inizio ho pagato l’inevitabile confronto con lui, però è sempre stato prodigo di consigli ed è tuttora il mio primo tifoso».
Torniamo all’attualità: ce la farà il Mantova a centrare i playoff?
«Ormai siamo nel pieno della battaglia, a pochi turni dalla fine e dobbiamo giocarci tutte le nostre carte. Abbiamo un paio di squadre davanti e altrettante dietro racchiuse nello spazio di pochi punti. Ce ne sono ancora 12 a disposizione ed è chiaro che più riusciremo a portarne a casa e maggiori saranno le nostre chance. Credo che la sfida di Gubbio possa essere molto importante, se non proprio decisiva».
Magari grazie a qualche zampata di Zigoni...
«Sarebbe molto bello e gratificante. Di sicuro io non mollo mai fino alla fine e voglio continuare a dare il mio contributo ovviamente nel rispetto delle scelte che farà l’allenatore».
E il suo futuro?
«Presto per parlarne. Sono in prestito secco dal Venezia, club con cui ho un altro anno di contratto. Mantova è una bella esperienza, in una città bellissima che somiglia un po’ alla mia Treviso».
