Lutto in Basilica. Per mezzo secolo ha accolto i pellegrini in visita al Santo. È stato colpito da un malore nella Domenica delle Palme
PADOVA. Padre Amerigo Matias Afonso ha avuto un malore domenica scorsa mentre era nella sua amatissima Basilica ed è spirato a 86 anni. Era il frate della cappella del Tesoro e delle Reliquie, che a padovani e pellegrini ha narrato la vita del Santo per più di mezzo secolo.
Era infatti il 1964 quando è stato nominato addetto alla cappella del Tesoro della Basilica del Santo, appena due anni dopo il suo arrivo in città, a maggio del 1962. Da allora ogni mattina era lì, ad incontrare i fedeli. Non si è mai risparmiato e le sue parole erano un racconto misurato, aperto alle domande e con quell’accento così vicino al Taumaturgo.
Anche Amerigo infatti era originario del Portogallo: era nato a Caria (Beira Baixa) il 13 dicembre 1934. La sua non era stata una vocazione tra i banchi di scuola, infatti era entrato in seminario a Moreno (Argentina) nel 1959, qui ha fatto il noviziato e nel 1962 ha preso i voti, temporaneo a Montevideo (in Uruguay) e solennemente, consacrando la propria vita a Dio, tre anni dopo, nel 1965, proprio nella Basilica. Le sue esequie saranno celebrate domani alle 10 in Basilica.
«Frate Amerigo era il più anziano di servizio al Santo, forse l’unico nella nostra provincia che è sempre rimasto, fin dal suo arrivo, custode della cappella del Tesoro – racconta il confratello padre Francesco Ruffato – Era una persona molto discreta, che parlava poco, che pensava prima di aprire bocca e non mancava mai di arguzia. Si potrebbe definirlo semplice, ma non ingenuo, al contrario era un uomo saggio».
Conosceva la Basilica come le sue tasche, ma preferiva rispondere alle domande che dare lustro del suo sapere. «In Portogallo – continua padre Francesco – era stato un contadino, si era dedicato a lavori manuali, poi da solo, senza la famiglia, poco più che ventenne, era partito per l’Argentina, dove incontrò i frati minori conventuali: a Moreno abbiamo un seminario ed un convento».
Da qui la sua storia di religioso, fino all’arrivo alla Basilica: «Da Padova non si è più spostato, non è neanche mai tornato in Portogallo dalla famiglia. Sapevamo che aveva una sorella, ma non se sia ancora viva. Qui viveva da eremita, ma sapendo bene dove andare e cosa fare: servire il buon Dio. Si rendeva molto gradito ai pellegrini perché aveva sempre il sorriso. Gli chiedevi “Come va? ”, lui piegava la testa e illuminava la conversazione con un largo sorriso: “Va bene, non va male”, rispondeva. Parlando con fra Amerigo avevi la sensazione Dio fosse con lui. Non l’ho mai sentito parlare male di nessuno e sì che sono stato con lui per vent’anni». —