BORGO VALBELLUNA
Una Pasqua di mobilitazione per i lavoratori dell’Acc, se giovedì prossimo saranno raggiunti dalla necessità, per il commissario, di intaccare le buste paga qualora in cassa manchino i soldi per pagare gli stipendi di marzo.
«L’ora è grave. I ministri Giorgetti (Mise, ndr) e Orlando (Lavoro, ndr) non hanno dato risposte in merito alla convocazione del tavolo sull’Acc», fa sintesi, di questo dramma, il segretario Fiom, Stefano Bona, «sta per essere costituita l’unità di crisi e non ci saranno tavoli se non quando avranno possibili soluzioni, ci è stato detto l’altro giorno nella capitale. Se non ci chiamano, e se dall’incontro con il commissario Maurizio Castro di giovedì troveranno conferma le annunciate comunicazioni drammatiche in merito alle retribuzioni, come Fiom proporremo l’occupazione con un presidio permanente della prefettura di Belluno».
Bona precisa che i lavoratori ben si ricordano gli annunci nelle prefetture di Torino e di Belluno dell’allora sottosegretario (e ora viceministro) Todde sulla costituzione di Italcomp. Ebbene, «le promesse, quando sono fatte a chi lavora per tenere aperta una azienda, vanno poi mantenute: è un principio etico e morale al quale non ci si può sottrarre se si hanno responsabilità di governo».
Pacta sunt servanda” , conclude il dirigente dei metalmeccanici Fiom, che dà poi conto dell’esasperazione dei lavoratori che «si sentono presi in giro», perché «tutti assicurano di darsi da fare» ma poi, alla prova dei fatti, «dimostrano magari di non sapersi neppure relazionare fra di loro, che non sembra impresa di quella da fare perdere il sonno».
Cosa accadrà, dunque, delle retribuzioni di marzo? Lo si deciderà, appunto, in un incontro sindacale già fissato per giovedì pomeriggio. È una situazione fluttuante: una parziale sospensione delle retribuzioni è altamente probabile, ma dire in quale percentuale è prematuro, stando alle indiscrezioni che (non) abbiamo raccolto; è possibile anche un auto-contenimento della produzione per limitare il drenaggio di cassa. Acc, poi, deve anche fare i conti con la drammatica impennata dei prezzi delle materie prime e con l’incertezza “fisica” sugli approvvigionamenti per il deterioramento delle catene logistiche globali. Insomma, si cammina su uno strato di ghiaccio molto sottile. L’azienda, si fa sapere dagli ambienti interni, farà di tutto per mantenere la credibilità sul mercato e per limitare i disagi ai lavoratori. Quanto all’atteggiamento del ministero dello Sviluppo economico, la delusione è grandissima: fra i lavoratori, i sindacati, ma anche tra le istituzioni locali.
Questa mattina il sindaco Stefano Cesa ne parlerà col ministro Federico D’Incà.
«Il problema è proprio di metodo», si annota da parte sindacale, «i tavoli non servono per comunicare i risultati del “ministro del fare” ma per individuare e “costruire” soluzioni su misura per le singole crisi. Per esempio, in questo caso, se ci fosse stato un tavolo prima del DL Sostegni, avrebbero evitato di scrivere una norma inutile».
Insomma, la tensione è enorme, e fra i lavoratori cresce la voglia di ribellarsi, anche con gesti davvero eclatanti. —
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