GROSSETO. Ha preso metaforicamente in mano il suo primo paio di forbici trent’anni fa, il 2 aprile 1991, quando ha iniziato il lavoro da parrucchiera in un salone di Roselle. Stefania Calamai, grossetana, 47 anni il prossimo 22 novembre, avrebbe volentieri festeggiato questa importante ricorrenza nel suo salone di via Signorelli a Grosseto, insieme alle sue clienti.
Ma ci ha messo lo zampino il Covid, il capoluogo è zona rossa e i parrucchieri sono chiusi. Allora, tutto rimandato a un altro momento. Tuttavia, come è nel suo stile, non si è persa d’animo e ha voluto raccontare la sua storia al Tirreno, non per autocelebrazione, ci tiene a precisare, ma per dare un messaggio di resistenza e resilienza, ora che la pandemia ha chiuso di nuovo tutti in casa. Sì perché Stefania, in trent’anni di attività, anche quando ha lavorato come dipendente dal 1991 al 2005, non si è mai fermata. Solo il Covid è riuscito a farle tirare già la saracinesca per un tempo più lungo della canonica settimana di ferie, considerando che nel 2016, quando è nato Francesco, il secondo figlio (la prima figlia, Carlotta, infermiera in terapia intensiva Covid al Misericordia, è nata nel 1996), è tornata subito al lavoro nel suo salone, aperto a fine 2005. Quando è stata operata due volte di tumore, nel 2004, è stata a casa giusto per la convalescenza post operatoria. «Chiudere ben due volte a causa della pandemia è stata una ferita – dice – perché il mio lavoro è la mia vita, non solo economicamente, ma anche per la soddisfazione di essere riuscita dal nulla a creare la mia attività e di averlo fatto coronando il sogno di aprire un salone tutto mio al massimo a 30 anni. L’ho inaugurato il giorno del mio trentunesimo compleanno, ho sforato di poco. Non avrei immaginato che sarebbe arrivato un evento così drammatico a farmi fermare. Il lavoro mi ha sempre dato la forza per andare avanti e anche ora non voglio perdermi d’animo. Penso solo a cosa farò appena riapro».
Intanto, come ha fatto durante il primo lockdown è quotidianamente in contatto con le clienti attraverso i social, dove consiglia come curare i capelli a casa, come fare la piega o azzardare la colorazione della ricrescita. «Non sono certo l’unica che ha lottato per fare il lavoro che amava, che ha affrontato problemi di salute, che si è buttata su una strada propria e tutta da costruire, da sola, con volontà e perseveranza, trovando nella professione la spinta per andare avanti. E per questo ci tenevo a dare un messaggio: non mollare mai, rivolto soprattutto ai più giovani che mi sembrano sempre più assuefatti a questa vita sospesa. Io, anni fa ce l’ho fatta ce la farò ancora grazie al lavoro, che è dignità, responsabilità verso se stessi e gli altri, della quale non si tiene abbastanza conto. Spero di essere aperta il 2 aprile e passare questo giorno con le mie clienti, che ringrazio una per una, perché senza di loro, non ci sarebbe il mio salone», conclude Stefania Calamai.
