UDINE. Cari lettori, questo è un appello. Mentre scorrete queste poche righe nelle Terapie intensive della regione stanno lottando per la vita 80 persone. Sono tante. È il numero più alto registrato da un anno a questa parte e restituisce il senso di quel che sta accadendo: la situazione è molto grave.
Le previsioni non confortano la speranza di quanti semplicemente attendono che l’onda passi per poi tornare a vivere normalmente. Non ci sarà alcuna normalità. Ci aspetta un altro paio di settimane impegnative di contagio e solo successivamente il numero delle persone infettate inizierà a calare. Fino al termine della campagna vaccinale le restrizioni continueranno a essere numerose e frequenti. C’è solo una cosa che possiamo fare in questo momento: avere fiducia e vaccinarci.
Il primo giorno della ripresa delle iniezioni con AstraZeneca è stato un disastro. Il 30% dei prenotati ha saltato l’appuntamento. Mi trovavo con l’assessore alla Sanità, Riccardo Riccardi, quando è arrivata la notizia. Stavamo presentando, assieme al presidente Fedriga, un nuovo tipo di tampone frutto della ricerca friulana. Ho faticato a crederci.
Sono numeri che contraddicono il ben noto buon senso di questa terra e che sono spiegabili, probabilmente, col comprensibile stato di smarrimento nel quale ci siamo trovati tutti dopo la sospensione delle somministrazioni nei più importanti paesi europei. Ora i dubbi sono fugati. Gli scienziati non trovano una correlazione netta fra il vaccino e i decessi segnalati.
Io mi fido e guardo a quel che sta accadendo nelle case di riposo, dove gli anziani vaccinati non muoiono più. Leggo i dati sui contagi fra i professionisti della sanità e vedo che si ammalano solo coloro che hanno rifiutato l’immunizzazione. Va così di questi tempi. Bisogna scegliere da che parte stare, se con lo scetticismo antiscientifico o con il vaccino.
Io non ho dubbi.
