Gabriele Mazzoni è un medico da poco in pensione, vive a Empoli. Fin da quando era piccolo coltiva una passione travolgente per tutto quello che riguarda il mondo di Sherlock Holmes tanto che in sessant'anni ha messo insieme oltre cinquantamila pezzi che lo fanno essere il collezionista privato più importante d'Europa. È membro e e past president dell'Associazione "Uno Studio in Holmes", che riunisce gli appassionati italiani ed è stato relatore in numerosi convegni e scritto saggi sul tema, ma soprattutto ha allestito numerose mostre su diversi temi sherlockiani, con lo scopo di creare momenti di aggregazione e aprire un dibattito sulle tante porte che la letteratura, l'epoca vittoriana e i misteri aprono.
Prima della pandemia Mazzoni organizzava anche serate nelle quali raccontava la storia della lanterna magica, proiettando vere e proprie immagini “fantasmagoriche” mentre un grammofono diffondeva nell'aria note intramontabili. La sua passione nasce molti anni fa. «Il mio primo "contatto" con Sherlock Holmes – racconta Mazzoni – fu televisivo, e più precisamente tramite una serie di avventure trasmessa dalla Rai nel 1962. Il detective era impersonato da Ronald Howard (figlio del più celebre Leslie che fu tra i protagonisti di "Via col Vento") e quei brevi episodi apocrifi furono trasmessi nell'allora classico bianco e nero. Quell'eroe positivo, così diverso da tutti gli altri, così umanamente incostante e soggetto a sbalzi d'umore, che traeva forza dalla propria mente fervida e attenta, scolpì in me un modello indelebile di forza e di rassicurazione, di energia e di dedizione, che non mi avrebbe più abbandonato». E da allora ha messo insieme una collezione da capogiro che consta attualmente di quasi 50.000 oggetti. Per la maggior parte libri e riviste (oltre 20.000): prevalentemente italiani ma molti internazionali di circa 70 lingue e Paesi, compresi alcuni dialetti africani, scandinavi, del sud-est asiatico. Ma anche l’oggettistica è ben rappresentata con migliaia di statuine, teiere e manufatti in ceramica, figurine di piombo e diorami che rappresentano scene dei racconti.
«Ho anche circa 600 dischi in vinile con audiolibri anche antichi, colonne sonore, canzoni, tutti dedicati a Sherlock Holmes. Dischi a 45, 33, 78, 16 e anche 100 giri! Le diapositive di vetro di fine ‘800- primi ‘900 sono particolarmente avvincenti e rappresentano uno spaccato della Londra vittoriana citata nei racconti o dei primi film muti su Sherlock Holmes». L’oggettistica e i gadget di ogni epoca sono inoltre innumerevoli. Da un portacenere del 1932 rappresentante un Mastino dei Baskerville, pubblicità per l’omonimo film, a un mazzo di chiavi originale della prigione di Dartmoor del 1902, dalle piastrelle in ceramica originali della vecchia decorazione (con l’effigie di Sherlock Holmes) della metropolitana di Baker Street alle statue originali di Holmes e Watson che abbellivano un pub londinese chiuso negli anni ’50 del Novecento.
«L’impegno collezionistico maggiore è stata la raccolta degli oltre 300 numeri singoli della rivista inglese “The Strand Magazine” – sottolinea Mazzoni – che dal 1891 al 1930 pubblicò quasi tutte le prime edizioni dei racconti originali su Sherlock Holmes e la maggior parte degli scritti di Conan Doyle». Per completare quell’impresa gli ci sono voluti circa 40 anni, ma tra le cose rare figurano anche alcuni libri di fine ‘800 e primi ‘900 con illustrazioni bellissime. Alcuni dei circa 5000 manifesti e locandine cinematografiche e teatrali sono inoltre pezzi unici sopravvissuti dagli anni ’20 e ’30. Due manifesti teatrali francesi del 1907 e 1908 di Louis Galice, artista della Belle Epoque, sono l’unica testimonianza grafica delle famose rappresentazioni teatrali che si tennero al Teatro Antoine di Parigi in quegli anni. Un discreto numero di lettere, scritti e foto di Arthur Conan Doyle, ma anche di personaggi ed attori famosi (oltre 100 foto autografate) offrono inoltre uno spaccato psico-sociale delle persone che hanno ruotato dentro ed intorno alla Saga. «Credo di avere ben oltre il 90% di quanto è stato pubblicato in Italia a partire dalla prima edizione del 1892 fino ad oggi – aggiunge soddisfatto – e basterebbe solo questo per rendere la collezione unica». Questa collezione meriterebbe un museo, e nei prossimi anni Mazzoni si impegnerà a cercare qualche istituzione interessata a partecipare ad una Fondazione a cui lasciare tutto il materiale con un interesse prevalente per lo studio e l’esposizione dei pezzi. Pezzi con i quali la storia letteraria e di costume del fenomeno Sherlock Holmes è visivamente ricostruibile e godibile. —